martedì 29 maggio 2018

SEAT: in sette anni ridotto del 35,5% l’impatto ambientale

 
Negli ultimi sette anni, SEAT ha ridotto del 35,5% il suo impatto ambientale. Alle porte della Giornata Mondiale dell’Ambiente, l’Azienda accresce l’impegno per l’implementazione di misure e progetti volti a massimizzare le risorse e minimizzare le emissioni in tutti i processi. A questo scopo, nel 2017 sono stati investiti circa 6 milioni di euro per progetti di sostenibilità.



L’Azienda sviluppa piani inquadrati all’interno dell’iniziativa Ecomotive Factory, a sua volta parte della strategia PQT di SEAT (Produzione, Qualità e Team), disegnata per migliorare la produttività e la qualità negli impianti di Martorell, Barcellona e SEAT Componentes e dare così una risposta alle sfide sul futuro del settore automotive. Con questa finalità, SEAT si era posta l’obiettivo di ridurre del 25% il proprio impatto ambientale nel periodo 2011-2018. Questa sfida è stata raggiunta con due anni di anticipo, nel 2016, e così il Brand si è posto come obiettivo la riduzione del 50% entro il 2025.

Rispetto alla media dei consumi dei produttori del settore in Europa, SEAT consuma circa la metà dell’energia e il 23% in meno di acqua per produrre una vettura ed emette il 65% di CO2 in meno.  Una delle più importanti iniziative in termini di protezione dell’ambiente è rappresentata da SEAT al Sol, l’impianto fotovoltaico più grande dell’industria automobilistica in Europa e uno tra i più grandi al mondo, con 53.000 pannelli solari e una superficie di 276.000 m2 (l’equivalente a 40 campi da calcio), che permettono di generare oltre 17 milioni di kWh all’anno. Tra i progetti più recenti, si trova l’istallazione per il recupero dell’energia che emettono i forni di asciugatura o il pavimento che reduce l’inquinamento di un 40%.

Camini più efficienti
Un risparmio di 11,7 GWh all’anno nel consumo di gas per scaldare l’acqua è quanto riuscirà a fare SEAT con la nuova istallazione per recuperare l’energia che emettono i forni per l’asciugatura delle carrozzerie di uno dei padiglioni dello stabilimento. L’aria che esalano i camini scalda un circuito d’acqua che viene poi riutilizzato successivamente nel processo di verniciatura.
Si riesce così a riutilizzare una gran parte dell’energia prodotta, riducendo nel contempo la necessità di riscaldare l’acqua. Grazie a quest’iniziativa, vengono emesse 2.400 tonnellate in meno di CO2 ogni anno.

Un pavimento che depura
Con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria nello stabilimento di Martorell, SEAT ha iniziato la posa di un pavimento fotocatalitico: trattasi di lastre di cemento armato su cui viene applicato del diossido di titanio, un elemento dalle curiose proprietà per cui, a contatto con gli agenti inquinanti e la luce contemporaneamente, scatena una reazione chimica che scompone le particole inquinanti degli ossidi di nitrogeno (NOx), trasformandole in nitrati che si dissolvono nell’acqua. In questo modo, il pavimento depura l’aria, si pulisce in maniera autonoma e funge da battericida.
In questa prima fase, si sta procedendo alla posa presso in Centro Tecnico SEAT di 4.000 metri quadrati di pavimento fotocatalitico che riducono l’inquinamento dell’aria del 40%. È in fase di studio, inoltre, l’istallazione di queste lastre anti-inquinamento nei 26.000 metri quadrati di marciapiedi presenti nel complesso dello stabilimento (vale a dire un potenziale di riduzione di 5,2 tonnellate all’anno di ossido di nitrogeno), nonché l’applicazione di vernici con le stesse proprietà disinquinanti negli oltre 147.000 metri quadrati delle facciate dei padiglioni dello stabilimento.

Preservare la biodiversità
SEAT ha inoltre sostenuto la creazione di un giardino botanico nel parco Can Casas di Martorell con 80 nuovi alberi di diverse specie locali, così come uno spazio per la protezione della rana Hyla Meridionalis. Il progetto include la possibilità di identificare flora e fauna del parco attraverso un codice QR.
Spicca anche il progetto pilota messo in moto presso SEAT Componentes. La sfida ambientale rappresentata dall’olio per uso domestico ha spinto l’Azienda a mettere in piedi il progetto Claki. L’olio utilizzato a casa per cucinare inquina il ciclo dell’acqua. Quindi, per aiutare l’ambiente, i collaboratori hanno ricevuto un contenitore per raccogliere l’olio usato in casa e portarlo nei raccoglitori situati nel luogo di lavoro, dove possono depositarlo e ricevere un contenitore pulito. Questo comporta un processo di svuotamento, trasporto, gestione, lavaggio e resa del contenitore che, oltre a rappresentare un progetto educativo e ambientale, genera nuovi posti di lavoro.

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