Gli automobilisti sono disorientati da troppe voci stridule
nel settore delle quattro ruote contro l’innovazione e la semplificazione.
Un’anomalia che emerge con il certificato di proprietà digitale, lanciato ad
ottobre dall’ACI che ha già portato un sensibile snellimento delle procedure
per 1,6 milioni di cittadini: tutti riconoscono i pregi del nuovo sistema di
tutela e certificazione, con l’eccezione di chi trova meno vantaggi con i
processi che facilitano gli automobilisti, anche nella gestione in proprio
delle formalità.
Ancora più anomalo è lo spazio dedicato a queste voci da
alcuni media di settore, perfino in questi giorni, imputando al sistema del cdp
digitale una maggiore produzione cartacea per il disbrigo delle pratiche. Chi
sostiene questa tesi cade - e forse non a caso - in un grave errore e non
riconosce nemmeno la transitorietà della situazione attuale, riconducibile
soprattutto alle parti tecnologicamente arretrate coinvolte nelle procedure:
oltre al PRA, ci sono infatti soggetti pubblici e privati che ancora devono
colmare il gap rispetto agli standard innovativi introdotti da ACI, che
permetterebbero il disbrigo delle formalità in modo elettronico senza alcun
foglio cartaceo, perfino nella riscossione dell’imposta di bollo. La
digitalizzazione del certificato voluta da ACI mette al sicuro gli
automobilisti dal rischio di smarrimento del documento e dalle frodi.
Nello spirito di servizio ai cittadini e allo Stato che
contraddistingue l’Automobile Club d’Italia, ACI è comunque disponibile a
supportare il rapido adeguamento di tutto il comparto. Nel frattempo, a tutela
degli italiani e dei loro diritti, è ancora necessario – fino a febbraio 2016,
sempre che non si frappongano ostacoli strumentali – implementare con qualche
foglio la documentazione a supporto delle procedure sulla proprietà dei
veicoli, senza alcun incremento dei costi economici ed ambientali rispetto al
“vecchio” certificato di proprietà cartaceo.
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