giovedì 28 marzo 2013

FAO: STRATEGIA FAME ZERO

 
Milano, 21 marzo 2013, Politecnico Campus Bovisa Facoltà del Design
Le strategie per combattere la fame nel mondo sono state al centro di un incontro alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano, nell'ambito delle celebrazioni dell'Anno Internazionale della Quinoa, pseudocerale andino scelto dalla FAO come simbolo della biodiversità e come alimento strategico per la sicurezza alimentare nel mondo.      


Promossa dal Consolato del Guatemala in Vicenza, la conferenza era rivolta agli studenti di Design degli Interni (Campus Bovisa) incaricati di progettare uno spazio espositivo su questi temi.
“Vogliamo che gli studenti di architettura ricevano stimoli anche da altre discipline, siano aperti ai problemi sociali di oggi, oltre i confini del nostro paese,” ha dichiarato l'Architetto Andrea Cavagnolo organizzatore dell'incontro, “La scorsa settimana abbiamo affrontato con gli studenti il terribile tema della violenza sulle donne, proprio perché crediamo che il loro lavoro debba essere collegato ai temi della realtà in cui vivono e non sia solo un semplice esercizio tecnico.”

  La biologa Maria Luisa Corno ha spiegato che quinoa ed amaranto, coltivati da millenni dai popoli originari dell'America Latina, potrebbero essere i cibi del futuro grazie al loro elevato contenuto di proteine, di calcio, di vitamine e di antiossidanti. In particolare l'elevato contenuto di lisina e di altri amminoacidi essenziali per l'alimentazione umana, superiore a quello dei cereali, dei legumi e della soia, li rende paragonabili al latte e alle uovo.
 
Inoltre, i semi sono privi di glutine e quindi sono perfetti per chi soffre di celiachia o anche più semplicemente di sensibilità al glutine.
Della quinoa e dell'amaranto si possono anche consumare le foglie, simili a spinaci e ricavare altri prodotti di interesse industriale (olio, saponina, coloranti, biomassa dai residui).
 
La quinoa è stata scelta dalla FAO come pianta strategica non solo perché capace di produrre cibo di qualità, ma anche per la grande variabilità genetica che si è prodotta in modo naturale e spontaneo durante millenni, per l'adattabilità a climi e terreni diversi e per i bassi costi di produzione.
 
Già la NASA nel 1993 aveva scelto quinoa e amaranto come piante ideali per la coltivazione nello spazio.
I paesi di maggior produzione della quinoa sono Bolivia, Perù, Ecuador e Cile, ma è diffusa in tutta l'America Latina. Da alcuni anni è coltivata anche negli USA, in Canada de in Europa, soprattutto in Inghilterra e in Francia. I contadini della Valle della Loira sono passati dalla coltivazione di solo frumento alla rotazione con la quinoa, con benefici per i terreni e per le loro tasche (la quinoa spunta prezzi almeno 4 volte maggiori rispetto a quelli del grano e richiede meno chimica).
  Purtroppo il boom internazionale della quinoa, passata da semplice cibo andino a sofisticato alimento dell'alta cucina de iniziato dopo le epidemie di Muzza Pazza, quando si cercavano sostituti alla carne, en ha fatto schizzare in alto le quotazioni. Il prezzo è triplicato in sei anni.
 
La conseguenza è che i coltivatori andini preferiscono vendere la quinoa per l'esportazione e i consumi locali sono dimuniti. Vero è che la quinoa rappresenta una sicura fonte di ingressi per le migliaia di piccoli agricoltori che la coltivano ancora con i metodi tradizionali,  senza alcun utilizzo di prodotti chimici e rigorasamente a mano sulle ripide pendici dei vulcani a 4000 metri di altezza, ma altrettanto vero è che la dieta dei loro connazionali si è impoverita.
 
Dichiarando il 2013, Anno Internazionale della Quinoa, la FAO ha voluto dare un riconoscimento ai popoli originari di America che hanno protetto e conservato per millenni le loro colture in armonia con la natura, nonostante i divieti imposti dai conquistatori spagnoli.
 
La FAO si propone anche di attirare l'attenzione mondiale sull'importanza delle biodiversità in agricoltura. Il 95% dell'alimentazione umana è costituita oggi da una cinquantina di specie vegetali,mentre sono più di 12.000 quelle classificate commestibili. La rapida estizione di animali e piante in agricoltura debe essere arrestata. Solo in Italia si stima che negli ultimi 50 anni siano scomparse 1500 varietà di frutta.
 
La Rivoluzione Verde, introdotta in molti paesi in via di sviluppo negli anni '60, ha sì aumentato la disponibilità di cibo procapite, ma ha anche provocato gravi danni all'ambiente dovuti all'uso intensivo di sostanze chimiche, l'erosione e l'impoverimento dei suoli, e soprattutto la perdita della diversità alimentare.
 
Secono gli ultimi dati della FAO sono 870 milioni le persone che nel mondo soffrono di fame o di malnutrizione cronica, il 12,5% della popolazione mondiale. E non si tratta solo di terzo mondo: di queste,16 milioni sono nei paesi sviluppati. Purtroppo, nonostante gli sforzi compiuti, negli utlimi anni questa percentuale è rimasta costante e se non si ripensano drasticamente i metodi di coltivazione non si riuscirà mai a sfamare il pianeta.
 
I progetti della FAO nei paesi in via di sviluppo mirano ad aiutare i piccoli agricoltori e le cooperative a migliorare le loro tecniche produttive e a sviluppare una efficiente filiera commerciale. “Un progetto della FAO iniziato sei anni fa nelle terre alte del Quiché in Guatemala ha dato risultati molto positivi”, ha spiegato Sergio Morales Sosa, Console del Guatemala, “Oggi i contadini Quiché uniti in cooperative riescono a vendere con buoni profitti i loro prodotti ortofrutticoli, perché soddisfano tutti i requisiti necessari per l'esportazione verso gli USA e l'Asia.
 
Il modelloQuichéè stato poi adottatto dalla FAO anche in altri paesi, come Guinea Bissau, Mali, Senegal e Sierra Leone. Scopo di questi progetti è conservare la agrobiodiversità locale e aiutare i contadini a far arrivare sul mercato i loro prodotti.
 
L'obiettivo strategico della FAO, infatti, va oltre il concetto di sicurezza alimentare (fornire nutrizione a tutti senza badare dove e come il cibo viene prodotto) e a medio e lungo termine è quello della sovranità alimentare, vale a dire il diritto di ogni popolo a produrre il proprio cibo in modo sostenibile ed in armonia con la sua cultura e tradizioni.
 
La sovranità alimentare è il principale elemento della politica agricola attuale, perché attraverso le coltivazioni per uso locale si rispetta la biodiversità e si raggiunge l'inidpendenza alimentare. Oggi la tendenza è anche quella di recuperare le specie tradizionali, di studiare le varietà neglette e sottoutilizzate, selezionando e proponendo specie adatte a territori difficili e marginali.
 
L'agricoltura su piccola scala, il consumo sostenibile di prodotti locali, la riscoperta di varietà antiche e tradizionali fanno parte della strategia FAO verso la sovranità alimentare.
Si tratta di un circolo virtuoso: recuperare e studiare le coltivazioni tradizionali nel rispetto dell'ambiente, supportare tecnicamente la produzione locale, creare il collegamento al mercato per accrescere i ricavi dei piccoli agricoltori.






2 commenti:

  1. i pochi articoli che non copia almeno li rilegga...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ehi, saputello del cazzo!!!! Almeno abbi il coraggio di firmarti e precisare a cosa ti riferisci in particolare!!! Nessuno ti obblga a leggere sul mio blog. Ciao, anonimo

      Elimina