lunedì 13 dicembre 2021

LA POLITICA DEGLI ANNUNCI E I DANNI CHE PROVOCA ALLA POLITICA INDUSTRIALE

La nota stampa diffusa dal CITE è ambigua, poco chiara e smentisce nel titolo le volontà espresse da diversi membri del Governo sulla necessità di fare scelte ponderate per ottimizzare sforzi e obiettivi della transizione 

La nota stampa diffusa ieri dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica - CITE ha sorpreso e messo in serio allarme le aziende della filiera produttiva automotive italiana – e, probabilmente, anche tutti gli imprenditori e le decine di migliaia di lavoratori che rischiano il posto a causa di un’accelerazione troppo spinta verso l’elettrificazione – non essendo coerente con le posizioni espresse, ancora poche ore prima, da autorevoli esponenti del Governo. 

Solo qualche giorno fa, CLEPA, l’Associazione europea della componentistica, ha pubblicato uno studio in cui sono stati quantificati i danni, occupazionali ed economici, derivanti dalla possibile messa al bando dei motori a combustione interna al 2035 nei diversi Paesi manifatturieri a vocazione automotive, ed evidenziato che l’Italia rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030. Siamo di fronte a perdite che le nuove professionalità legate all’elettrificazione dei veicoli non basteranno a compensare. 

Se rispecchia realmente le posizioni del Governo italiano, il CITE non può non aver tenuto conto di questi impatti e, considerato il suo ruolo di organo di coordinamento delle politiche nazionali per la transizione ecologica, non può aver preso e comunicato alla stampa una decisione così forte senza aver contemporaneamente predisposto un “piano di politica industriale per la transizione del settore automotive”, operativo sin da oggi. 

La transizione produttiva di un settore chiave per l’economia dell’Italia non può essere fatta di annunci sulla stampa. 

A nome di tutte le imprese della filiera, degli imprenditori italiani e dei lavoratori del settore automotive, auspicano un ripensamento, o comunque un chiarimento, su quanto espresso nella nota dello scorso 11 dicembre e, soprattutto, chiedono al Governo italiano di fare quello che i governi degli altri Paesi hanno già fatto: dare delle certezze alla filiera e definire al più presto la road map italiana per la transizione produttiva e della mobilità sostenibile. 

 

Nessun commento:

Posta un commento