giovedì 25 febbraio 2016

“Focus sul trasporto merci su strada”: in Europa + 0,4%


Al fine di fornire un quadro aggiornato del settore, l’Area Studi e Statistiche ANFIA ha realizzato il “Focus sul trasporto merci su strada”, basato sui dati delle indagini statistiche Eurostat, pubblicate nei primi due mesi del 2016 e relative all’anno 2014. Il traffico merci su strada nell’Unione Europea (UE28) ha registrato un lieve recupero, dello 0,4%, rispetto al 2013, totalizzando oltre 1.700 miliardi di tonnellate-km (tkm) movimentate da autocarri e rimorchi.

Pur rimanendo stabile rispetto alle altre modalità di trasporto, nell’ultimo decennio la quota del trasporto merci su strada ha subito una pesante riduzione in termini di tonnellate-km, pari al 10,4% in meno rispetto ai livelli del 2007. La crisi economico- finanziaria, infatti, ha determinato una contrazione dei consumi e una riduzione delle attività produttive, con un conseguente calo degli approvvigionamenti industriali e della distribuzione di prodotti finiti, a cui si è affiancata una notevole diminuzione degli investimenti, soprattutto in Italia, dettata anche dalle difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese.
La strada continua comunque a rappresentare i tre quarti del traffico interno delle merci in Europa (escludendo mare e aereo).
Il settore dell’autotrasporto professionalizzato nell’UE conta circa 600.000 imprese, prevalentemente piccole: l’80% ha meno di 10 dipendenti, mentre il 99% ne ha meno di 50 e la media è di 4 dipendenti ciascuna. Il sottodimensionamento delle imprese si aggiunge alle cause di scarsa competitività del settore sopra ricordate.
Anche in Italia, nonostante il trasporto stradale continui ad essere la modalità di trasporto merci prevalente, tra il 2008 e il 2014 i volumi di merci movimentate su strada hanno riportato un calo del 35% in miliardi di tkm (da 180,5 a 117,8). La leggera ripresa avviata nel 2013 è stata sconfessata da una flessione del 2,6% nel 2014, anno in cui i volumi di merci movimentate (in tkm) sono tornati al livello più basso dell’ultimo decennio, mostrando una contrazione superiore alle media UE, con impatti fortemente negativi sul mercato degli autocarri. La media annua di nuovi autocarri medi-pesanti venduti in Italia è stata di 36.700 unità dal 2000 al 2008, per poi scendere a 18.900 dal 2009 al 2011 e a poco più di 13.500 dal 2012 al 2015. Nel 2015, il comparto ha visto una crescita del 19,7% del numero di libretti rilasciati, con 15.160 veicoli immatricolati (+27,9% i trattori stradali e 12,2% i cabinati). Il mercato dei rimorchi e semirimorchi pesanti nel 2015 è cresciuto del 54,3%, con circa 10.600 nuove immatricolazioni, livelli ancora inferiori del 40% rispetto ai volumi del 2007 (17.800 unità). Stessa leggera ripresa a valle di una curva in pesante caduta ha riguardato la produzione di veicoli per il trasporto merci.
“Come suggeriscono questi numeri e anche considerando i notevoli investimenti in innovazione realizzati dai Costruttori per migliorare le prestazioni dei nuovi veicoli in termini di impatto ambientale e di sicurezza attiva e passiva, secondo le vigenti normative, è importante poter contare su misure di sostegno al rinnovo delle flotte di autotrasporto che aiutino a supportare il percorso di rilancio della competitività delle imprese di questo specifico comparto – dichiara Gianmarco Giorda, Direttore di ANFIA.
Tra i fattori che potrebbero contribuire in questo senso, c’è l’impiego di veicoli industriali ad alimentazione alternativa, in particolare GNC (gas naturale compresso) e GNL (gas naturale liquido) sui quali esiste una filiera industriale nazionale specifica e radicata sul territorio. Il Governo italiano si è infatti impegnato ad adottare iniziative per sviluppare la rete dei distributori in tutto il territorio nazionale, anche in ottica di recepimento della Direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, nota come Direttiva DAFI, che prevede che sul versante dei trasporti stradali, entro il 2025, gli Stati Membri, attraverso i rispettivi quadri strategici nazionali, realizzino un numero adeguato di punti di rifornimento per i carburanti alternativi.
Inoltre – prosegue Giorda – occorre proseguire sulla strada intrapresa negli ultimi anni con i Decreti sugli investimenti in veicoli delle imprese di autotrasporto – l’ultimo risale al 4 novembre scorso - per incentivare l'acquisto o la locazione finanziaria di autoveicoli industriali e trainati nuovi per il trasporto merci, dotati di caratteristiche innovative ed elevate prestazioni ambientali e di sicurezza, quali l’alimentazione 'alternativa' a metano o GNL, dispositivi innovativi a bordo veicolo, ovvero specificità volte a favorire l’intermodalità marittima e ferroviaria. Infine, anche misure collaterali quali il Decreto sull’estensione del Fondo di Garanzia per le PMI alle operazioni finanziarie di accesso al credito per investimenti effettuati da imprese e consorzi appartenenti all’industria automobilistica, e per investimenti in mezzi di trasporto, varato a dicembre 2015, segnalano la positiva direzione imboccata dal Governo per il ricambio del parco mezzi, utilizzando la leva delle facilitazioni per l’accesso al credito per il rinnovo dei beni strumentali d’impresa per le imprese che impiegano come tali i veicoli commerciali e industriali”.
Guardando alle dinamiche di distribuzione geografica del traffico merci, in UE28, nel 2014, il trasporto nazionale rappresenta il 64,5% del traffico merci totale, una quota stabile sui livelli del 2012, mentre il trasporto internazionale3 – che nel 2004 arrivava al 30% - pesa ora il 35,5% (+1,1%), grazie agli effetti del mercato unico europeo. Circa il 78% dei trasporti internazionali è effettuato da flotte di autotrasporto immatricolate in uno dei Paesi tra i quali avviene il trasferimento delle merci; il restante 22% è effettuato da trasportatori di un terzo Paese nel quadro di operazioni di transito, il segmento di mercato in più rapida crescita degli ultimi 10 anni.
La Germania si conferma il 1°Paese dell’UE28 per volumi di merci trasportate (il 18% del traffico UE), seguita dalla Polonia (il 15%) che, con una crescita di oltre il 66% tra 2007 e 2014, ha contribuito, insieme a Bulgaria (+90%), Repubblica Ceca (+12%), Lituania (+38%), Slovacchia (+15%), a spostare il baricentro del trasporto europeo su strada verso oriente.
Germania, Francia, Regno Unito, Spagna, Polonia e Italia insieme rappresentano circa il 69% del totale trasportato su strada. In UE, la Germania è il Paese che pesa di più sulla componente del traffico nazionale, il 24%, mentre la Polonia è al primo posto per traffico internazionale, un quarto del traffico internazionale complessivo (25,2%).
La componente di traffico nazionale nell’UE4 è rimasta pressoché stabile nel 2014 (-0,03%), mentre crescono il cabotaggio (+3,5%) e il cross-trade (+12,1%). I viaggi a vuoto sono un quinto del totale, pari al 21% di tutti i viaggi, quota che sale al 25% per i trasporti nazionali e si riduce al 13% per i trasporti internazionali.
Nel 2014, il cabotaggio regolamentato, ovvero i trasporti nazionali per conto terzi effettuati da trasportatori stranieri, ha riguardato la movimentazione di merci per 30,4 miliardi di tkm, pari all’1,8% di tutte le merci trasportate su strada, il 2,7% del trasporto nazionale e lo 0,8% delle merci in tonnellate. Dal 2010 al 2014, la crescita del cabotaggio è stata del 48%, con una media annuale dell’8%. Nello stesso periodo, i Paesi che l’hanno praticato maggiormente sono Lituania (+109%), Repubblica Ceca (+152%), Polonia (+120%), Slovacchia (+116%) e Romania, mentre Grecia, Croazia e Lettonia hanno segnato importanti crescite nel trasporto cross-trade.
I Paesi che praticano maggiormente il cabotaggio in termini di tkm sono Polonia, Olanda, Spagna, Lussemburgo e Germania, mentre in termini di tonnellate trasportate sono Polonia, Olanda e Germania. La crescita del cabotaggio da parte di vettori polacchi è stata del 120% dal 2010 al 2014, con una media annuale del 17%. I Paesi in cui il cabotaggio ha maggiormente luogo sono Germania, Francia, Italia, Regno Unito e Svezia5. I Paesi che subiscono meno il cabotaggio sono Polonia e Spagna.
Nonostante la quota riguardante il cabotaggio risulti relativamente piccola rispetto alle operazioni di trasporto su strada in generale, secondo la Commissione Europea nella Relazione al Parlamento dichiara che occorre migliorare ulteriormente la qualità delle statistiche pertinenti e misurare la pratica del cabotaggio illegale, denunciata dalle associazioni professionali.
Il trasporto merci va tutelato da qualsiasi forma di concorrenza sleale. Nonostante il legislatore sia intervenuto, in Italia, per contrastare il fenomeno del cabotaggio abusivo e rendere più efficaci i controlli, chiarendo quali siano gli oneri probatori posti a carico del conducente – in particolare con la circolare congiunta del Ministero dell'Interno e del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del gennaio 2015 e la legge di Stabilità 2016 - la liberalizzazione del cabotaggio non può prescindere da un'armonizzazione europea dei costi di esercizio delle imprese, del regime fiscale nei vari Stati membri e delle politiche di rinnovo delle flotte, al fine di evitare situazioni di vero e proprio dumping tra operatori.

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