Il Parlamento europeo ha votato poche ore fa in plenaria la
proposta di Regolamento relativa alla riduzione delle emissioni di CO2 delle
autovetture e dei veicoli commerciali leggeri immatricolati dopo il 2020.
L’iniziale proposta della Commissione europea ha subìto un ulteriore
inasprimento, portando dal 15% al 20% il
target al 2025 e dal 30% al 40% quello al 2030.
“ANFIA esprime tutta la sua forte preoccupazione per l’esito
del voto di oggi,
ritenendo non sostenibili per la filiera produttiva
automotive target così aggressivi, a
cui si aggiunge l’inasprimento degli obiettivi di riduzione
fino al 5% in più per i
Costruttori, in caso di mancato raggiungimento di una quota
imposta di veicoli elettrici
sul totale venduto (20% al 2025 e 35% al 2030) – dichiara Aurelio Nervo, Presidente di
ANFIA.
Quanto emerso dalla votazione produrrà un impatto
pesantemente negativo sull’occupazione in tutta la filiera produttiva
automotive, forzando l’industria a mettere in atto una radicale trasformazione
in tempi record e in assenza di un adeguato quadro di condizioni abilitanti per
la transizione verso una mobilità a impatto zero, che non tiene in alcun conto
il principio di neutralità tecnologica. Transizione che, peraltro,
richiederebbe il coinvolgimento di più soggetti, sia per la realizzazione delle
necessarie infrastrutture di ricarica, sia per arrivare ad una proposta
accettabile da parte del mercato. Ad oggi, infatti, le infrastrutture di
ricarica sono fortemente carenti in Europa e in Italia, fattore che, insieme ai
costi ancora elevati dei veicoli elettrici, mette in difficoltà anche i
consumatori, chiamati a modificare radicalmente le proprie abitudini di
acquisto, solitamente basate su convenienza economica del veicolo e
disponibilità infrastrutturale. Questo principio vale ancor più per gli
utilizzatori di veicoli commerciali leggeri, che devono adempiere a precise
missioni di lavoro.
“La speranza – conclude Nervo – è che il governo italiano
esprima una posizione di equilibrio tra l’esigenza di decarbonizzazione e la
sostenibilità della filiera industriale, sostenendo la proposta iniziale della
Commissione europea in occasione del prossimo Consiglio ‘Ambiente’ il 9
ottobre, e adoperandosi per la salvaguardia di un settore - 5.700 imprese, più
di 253.000 lavoratori (di cui 66.000 impiegati per produrre veicoli a combustione
interna e loro motori, e circa 14.000 nella produzione di trasmissioni, sistemi
di scarico e sistemi ausiliari) – che negli ultimi anni ha trainato la ripresa
economica del nostro Paese”.
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