* Dal 25 al 27
novembre a Milano va in scena una delle più importanti rassegne di
automobili d'epoca che vede la partecipazione di FCA con esemplari storici e vetture di attuale produzione dei
marchi Lancia, Alfa Romeo, Abarth e
Jeep.
* Riflettori puntati su Lancia,
con quindici vetture rappresentative della storia del marchio che il 27 novembre compirà 110 anni. Il tema
verrà trattato nel dettaglio nel corso della conferenza stampa del 25 novembre,
nella quale Roberto Giolito - Head of Heritage EMEA di FCA - presenterà le
vetture esposte e illustrerà i nuovi servizi di certificazione e restauro
offerti dal neonato programma Lancia Classiche.
* In occasione del sessantesimo anniversario della
denominazione Veloce, apparso per la prima volta su un'Alfa Romeo nel 1956, si
potranno ammirare le storiche Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce e Giulia
Sprint GT Veloce, provenienti da collezioni private, oltre a un esemplare della
nuova Giulia Veloce, presentata per la prima volta in Italia dopo il lancio
internazionale al Salone di Parigi..
* All'insegna dello Scorpione, sulla passerella milanese
sfilano un esemplare storico della Fiat 124 Abarth Rally Gr.4 insieme al nuovo
Abarth 124 spider e a un esemplare della Abarth 695 Biposto.
* Sullo stand Jeep un esemplare di Willys MB, anch'esso
proveniente da una collezione privata. È l'antesignano del primo esemplare 4x4
Jeep a uso civile ed è accanto alla nuova serie speciale Jeep Wrangler 75th
Anniversary.
Al via la rassegna "Milano AutoClassica" che, dal
25 al 27 novembre, accoglierà appassionati, esperti e addetti ai lavori, tutti
affascinati da un settore in continua espansione e che riscuote sempre
maggior interesse nel pubblico.
Giunta alla sesta edizione complessiva, e alla seconda nel
2016, la manifestazione è incentrata sulla felice contaminazione fra il passato
che valorizza la memoria storica dei brand e il presente e il futuro dei
modelli attuali, presentati dalle case automobilistiche. Non potevano quindi
mancare i marchi Lancia, Alfa Romeo, Jeep e Abarth, che hanno scritto alcune
delle pagine più belle dell'automobilismo mondiale: un patrimonio fatto di
vetture, uomini, vittorie sportive, design e innovazioni tecniche.
Alla storia dei
marchi Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth è dedicato il sito www.fcaheritage.com, il nuovo portale
che rappresenta la vetrina online del dipartimento FCA Heritage e mira a essere
il punto di riferimento per tutti gli interessati alle storie, agli eventi e
alle iniziative che coinvolgeranno le auto classiche dei brand italiani del
Gruppo.
Sul sito, gli appassionati avranno l'opportunità di
iscriversi alla Newsletter di FCA Heritage, per rimanere sempre aggiornati
sulle attività e sui servizi che saranno progressivamente resi disponibili per
i vari marchi del gruppo.
E proprio in occasione della rassegna milanese sarà
annunciata la possibilità, per i proprietari delle auto storiche dei marchi
Alfa Romeo, Fiat e Lancia, di richiedere online il "Certificato
d'Origine" della propria vettura.
Lancia
"Milano AutoClassica" rappresenta un'opportunità
imperdibile per ammirare una selezione di quindici gioielli della Collezione
storica Lancia: le vetture storiche - alcune delle quali rappresentano vere e
proprie pietre miliari della storia dell'automobilismo - saranno esposte al
centro del padiglione principale del Salone per celebrare, il centodecimo
anniversario dalla fondazione del marchio torinese, che cade proprio il 27
novembre. L'importante ricorrenza è l'occasione ideale per presentare il nuovo
programma Lancia Classiche, che farà il suo debutto alla conferenza stampa del
25 novembre, a poco più di un anno dal lancio del gemello Abarth Classiche.
A partire dall'inizio di dicembre, anche i proprietari delle
vetture storiche Lancia, potranno usufruire dei servizi di certificazione e restauro
attivati presso le "Officine Classiche" di FCA Heritage, site
nel comprensorio di Mirafiori, e del conseguente rilascio del "Certificato
d'autenticità". Nuove opportunità proposte dalla Casa Madre che, insieme
all'offerta dei "Certificati d'Origine" richiedibili online,
concorreranno ad aumentare il valore delle vetture storiche Lancia e che
successivamente verranno estese agli altri marchi italiani di FCA. Di seguito,
una breve presentazione delle vetture storiche Lancia in mostra.
Alfa (1907)
L'esposizione dei gioielli della Collezione Lancia non
poteva non partire dalla 12 HP, o Tipo 51, prima vettura prodotta dalla Casa
torinese. Il modello fu presentato al Salone di Torino nel gennaio del 1908, ed
era disponibile in quattro allestimenti: Double Phaeton, Coup, Landaulet e
Limousine (versione cui appartiene l'esemplare in mostra). La sigla ufficiale,
12 HP, denota la potenza fiscale e fu sostituita dal nome Alfa, con cui questo
modello è oggi conosciuto, nel 1919, quando il fratello del fondatore
Vincenzo Lancia gli suggerì di utilizzare le lettere dell'alfabeto greco per
contraddistinguere i diversi modelli, a partire da quello iniziale. Dotata di
un motore anteriore bi-blocco di 2.545 cm?, cambio a 4 rapporti e trasmissione
ad albero, la vettura poteva raggiungere i 90 chilometri orari. In totale,
furono costruiti 108 esemplari di serie.
Lambda Torpedo Ballon
(1925)
Il successo ottenuto con le prime vetture, ormai
appartenenti a un mercato di prodotti di lusso, incoraggiò la Lancia a
cimentarsi anche con un modello di fascia alta ma più abbordabile nel costo.
Nacque così nel 1922 la Lambda, considerata insieme all'Aprilia il capolavoro
di Vincenzo Lancia, prima vettura di serie dotata di scocca portante che
integrava in sé le funzioni strutturali del telaio, non solo con l'ovvio
obiettivo di contenere il peso ma anche di aumentare la rigidezza del veicolo.
Un'ulteriore peculiarità del progetto elaborato risiedeva nell'introduzione di
un pavimento abbassato dotato di una cavità (tunnel) per contenere l'albero di
trasmissione. Grazie alla sua razionalità, la vettura completa pesava circa 850
kg, nella versione Torpedo. Per il motore si trasformò la tradizionale
disposizione a quattro cilindri in linea in quella a V stretto, ottenendo una
consistente riduzione della lunghezza del motore.
Degni di nota le sospensioni anteriori a ruote indipendenti
e i freni sulle quattro ruote, per la prima volta simultaneamente comandati dal
pedale.
L'esemplare in mostra appartiene alla quinta serie - la
prima con cambio a quattro rapporti - ed è dotato di "Ballon", un
padiglione precostruito sovrapposto alla vettura aperta per trasformare in
berlina le vetture nate nella versione torpedo.
Dilambda (1930)
Nel 1925 terminò la produzione della Trikappa, l'ammiraglia
della Lancia, lasciando la sola Lambda a rappresentare il marchio nel mercato
del lusso . Si ritenne quindi opportuno predisporre una nuova vettura dotata di
motore otto cilindri a V, come la Trikappa, per offrire nuovamente un modello
esclusivo al pubblico che ne faceva richiesta e con l'ambizione di conquistare
il ricco mercato americano. Nacque così, nel 1928, la Dilambda,
realizzata con un nuovo telaio, costruito con elementi di lamiera saldata
a sezione chiusa, particolarmente rigidi. Per il motore si riprese
l'architettura a otto cilindri a V stretto già adottata dalla Trikappa,
aumentandone la velocità di rotazione a 3800 giri/min e permettendogli di
raggiungere una potenza di 100 cv ed una ragguardevole velocità massima di 120
km/h, a fronte di circa 4 litri di cilindrata. L'autotelaio riprendeva, con le
dimensioni appropriate alla mole della vettura, le sospensioni anteriori a
ruote indipendenti e l'impianto frenante già presente sulla Lambda.
La vettura esposta ha una carrozzeria berlina a sei luci; un
particolare dettaglio estetico è costituito dai gruppi ottici anteriori, la cui
forma riprende quella caratteristica dello scudetto Lancia.
Astura (1932)
Nata in contemporanea con la "sorella minore"
Artena per sostituire la Lambda, l'Astura rappresenta un'innovazione nella
produzione Lancia a partire dal suo nome, non più legato all'alfabeto greco
bensì alle radici "italiche" (in accordo con i tempi), trattandosi
infatti del nome di uno storico castello nei pressi dell'antica città romana di
Nettuno.
La vettura viene presentata al Salone di Parigi nell'ottobre
del 1931, e monta un motore 8 cilindri a V derivato da quello della Dilambda ma
di minore cubatura (circa due litri e mezzo contro i quattro dell'ammiraglia);
abbandonata la scocca portante tipica della Lambda, l'Astura adotta un telaio a
crociera di lamiera scatolata al quale il motore è fissato elasticamente
mediante due corte molle a balestra: un brevetto Lancia, applicato anche sull'Artena,
che elimina quasi del tutto le vibrazioni.
Inoltre, il buon rapporto peso/potenza (la versione berlina
carrozzata dalla Lancia, pesa circa 1250 kg) le consente un notevole brio di
marcia ed una velocità massima di circa 125 km/h: un buon risultato per un
motore con una potenza massima di 72 cv.
Al di là delle versioni di alta qualità carrozzate
direttamente dalla Lancia, il telaio dell'Astura diventa la base ideale per le
più alte creazioni dei carrozzieri italiani tra le due Guerre, che vengono
ordinate dai più importanti personaggi dell'epoca: dalle coupé e cabriolet di
Pinin Farina (possedute, tra gli altri, da Galeazzo Ciano e Marlene Dietrich)
alla berlina ministeriale di Benito Mussolini. Anche l'esemplare esposto
presenta una carrozzeria fuoriserie berlina a sei luce realizzata dagli
Stabilimenti Farina.
Aprilia (1937)
L'Aprilia, presentata nel 1936, rappresenta il testamento
spirituale di Vincenzo Lancia, che purtroppo scomparve qualche mese prima della
commercializzazione della vettura. Dotata di una carrozzeria autoportante priva
di montante centrale e integrata con il telaio e, la vettura ha un aspetto
decisamente innovativo rispetto al design automobilistico delle berline
dell'epoca, ed è caratterizzata da una linea particolarmente aerodinamica che,
unita ad una consistente leggerezza, le permetteva di raggiungere una velocità
di circa 130 km/h e al contempo di garantire modesti consumi. A questo
risultato contribuiva anche il nuovo motore con quattro cilindri a V stretto e
camere di scoppio emisferiche. Oltre alle sospensioni anteriori indipendenti a
telescopio, ormai tradizionali per Lancia, sulla vettura furono adottate
sospensioni indipendenti anche per l'asse posteriore.
L'auto esposta appartiene alla I serie ed è quindi dotata di
un propulsore di 1352 cc.
D50 (1954)
La D50 rappresenta uno dei più grandi traguardi sportivi
nella storia della Casa di Borgo San Paolo. Nel 1953 la Lancia, già impegnata
con successo nelle corse automobilistiche su strada, decise di prendere parte
anche al Campionato Mondiale di Formula 1. Fu quindi affidato a Vittorio Jano
il compito di progettare, con l'ausilio del Reparto Corse, una vettura
monoposto. La vettura, dotata di motore 8 cilindri a V di 90° con cilindrata di
2,5 litri, esordì nell'ottobre del 1954 al G.P. di Spagna.
La D50 si distingue per le impeccabili finiture (inusuali in
una monoposto da competizione) e per un peso piuttosto contenuto, inferiore di
oltre mezzo quintale rispetto a quello delle Formula Uno dirette concorrenti.
La caratteristica estetica ed aerodinamica più rilevante è rappresentata dalla
posizione laterale dei serbatoi del carburante, che garantisce un miglioramento
del valore del CX ed una stabilità eccezionale nella marcia a serbatoi pieni;
purtroppo quest'ultima cala considerevolmente in gara in conseguenza del
continuo calo del livello del carburante.
Nel 1955, condotta da piloti del calibro di Alberto Ascari e
Gigi Villoresi, conseguì alcuni importanti successi, tra cui le vittorie ai
Gran Premi di Napoli e del Valentino, senza però riuscire a vincere il
Campionato. I mancati traguardi sportivi, uniti alla situazione economica
sfavorevole della famiglia Lancia ed alla tragica scomparsa di Alberto Ascari,
convinsero la Casa ad abbandonare il Campionato di F1. Tutto il materiale venne
ceduto alla Ferrari che, nel 1956, vinse il Campionato del Mondo con Juan
Manuel Fangio alla guida di una versione modificata della D50.
L'esemplare esposto è quello con cui Gigi Villoresi
partecipò al Gran Premio del Valentino del 1955.
Aurelia B24 Spider
(1955)
L'Aurelia B24, considerata insieme alla Giulietta Spider la
vettura simbolo degli anni Cinquanta italiani, fu costruita in due varianti: la
Spider, prodotta nel 1955 e distinguibile esteticamente per via del parabrezza
panoramico, dei caratteristici paraurti ad "ala" e delle portiere
senza maniglie e vetri discendenti, e la Convertibile, contraddistinta da
paraurti a lama unica, parabrezza a curvatura normale, portiere più ampie e
munite di maniglie, profilo delle pinne di coda rialzato e più sfuggente. In
entrambi i casi, la carrozzeria è opera di Pinin Farina.
L'autotelaio era identico a quello della coupé B20, ma con
passo ulteriormente accorciato, e dalla versione chiusa proveniva anche il
motore sei cilindri a V di 2451 cm3 (l'Aurelia è la prima vettura di serie ad
essere stata prodotta con motore V6 e cambio in blocco con il differenziale),
adattato con tarature specifiche.
Flaminia Loraymo
(1960)
La vettura, prodotta in esemplare unico, è basata su uno
chassis Flaminia Coupé ed è stata concepita dal designer industriale Raymond
Loewy, noto per l'iconica bottiglia in vetro della Coca Cola ed il marchio
delle sigarette Lucky Strike. Loewy, statunitense di origini francesi che era
stato anche designer per la Studebaker e per alcuni costruttori di treni,
disegnò la vettura per suo uso personale e la fece realizzare dal carrozziere
torinese Rocco Motto.
L'auto, presentata al 47° Salone dell'automobile di Parigi
nell'ottobre del 1960 nel color ambra scuro metallizzato che sfoggia tuttora, fu
denominata Loraymo, parola formata da parte del cognome e del nome del designer
e che corrispondeva all'indirizzo telegrafico dello studio Loewy.
Tra le caratteristiche estetiche più evidenti, l'ampia
calandra a griglia racchiusa in una cornice di acciaio cromato libera di
scorrere per svolgere la funzione di paraurti; i parafanghi anteriori
arretrati; i fari antinebbia posti al di fuori della carrozzeria; le fiancate
leggermente convesse nella parte centrale con un «effetto bottiglia Coca-Cola»
che migliorava l'aerodinamica della vettura; l'assenza dell'apertura del cofano
del bagagliaio, accessibile solo dall'abitacolo e lo spoiler posteriore sul
tetto per ridurre la turbolenza aerodinamica, un sorprendente parallelo con la
successiva Stratos.
Flavia Coupé
1.8 (1967)
La Flavia rappresenta una tappa importante nella storia
della Casa torinese, ormai di proprietà della famiglia Pesenti, e costituisce
il primo modello italiano con meccanica "tutto avanti", cioè con
motore e trazione anteriori. La vettura, che monta il primo propulsore boxer
Lancia - un quattro cilindri disponibile nelle cilindrate 1500, 1800 e
successivamente 2000 - offre per la prima volta in Italia anche altre
importanti soluzioni tecniche, tra cui i freni a disco sulle quattro ruote.
La versione coupé, presentata al Salone di Torino del 1961,
fu disegnata da Pininfarina, nel cui stabilimento avveniva anche il montaggio
finale. Rispetto alla berlina aveva una linea più elegante e filante, garantita
dal padiglione spiovente, ed un motore più potente in grado di raggiungere
la velocità massima di 170 km/h. Questa specifica versione fu prodotta
dal 1963 al 1968 in 2150 esemplari ed era allestita con un motore a iniezione
meccanica, potenziato fino a 102 CV. Esteticamente da notare, oltre al logo
Pininfarina, la targhetta con lettera "L" applicata alla griglia del
radiatore e la scritta "iniezione" sul coperchio del vano bagagli.
Fulvia Coupé Rallye
1.6 HF (1972)
Presentata due anni dopo la Fulvia berlina del 1963, la
versione coupé - una berlinetta 2+2 dall'aspetto elegante e dalle
prestazioni sportive - fu disegnata da Piero Castagnero, che s'ispirò alle
linee dei motoscafi Riva dell'epoca. PLa vettura, spinta da un motore 4
cilindri a V che fu successivamente sviluppato in diverse cilindrate (da 1,2 a
1,6 litri), riscosse un immediato e notevole successo commerciale, e fu da
subito considerata per un uso agonistico. Diventata ben presto una delle
principali protagoniste dei rally sul finire degli anni 60, rappresentò la
punta di diamante della Squadra Corse HF Lancia per diverse stagioni sportive:
il suo successo più importante, ottenuto inaspettatamente contro vetture di
cilindrata e potenza nettamente superiori, è rappresentato dalla vittoria al
Rally di Montecarlo del 1972, ottenuta dall'equipaggio formato da Sandro Munari
e Mario Mannucci proprio con l'esemplare esposto a Milano, che riporta ancora
sulla carrozzeria i segni della memorabile impresa. La vettura in mostra
- che monta il 4 cilindri elaborato di 1,6 litri da 160 cv - è universalmente
nota dagli appassionati come semplicemente "14", il suo numero di
gara al Montecarlo. .
Stratos (1976)
Considerata contemporaneamente una pietra miliare nella
storia del design automobilistico - per via della sua avveniristica linea a
cuneo pronunciato, firmata da Marcello Gandini per la Carrozzeria Bertone - e
l'"arma definitiva" della Lancia nei rally, la Stratos ha scritto a
suon di vittorie alcune delle pagine sportive più belle degli anni Settanta.
Il prototipo a motore posteriore centrale, presentato dalla
Bertone al Salone dell'automobile di Torino del 1970, era basato su un
telaio della Fulvia HF, da cui mutuava anche il propulsore. Nella versione
definitiva, prodotta a partire dal 1973, il motore di 2418 cm3 e la
trasmissione erano derivati da quelli dalla Ferrari Dino 246 ed abbinati a un
telaio monoscocca centrale in acciaio, rendendo la Stratos un'automobile
particolarmente competitiva in gara, grazie anche alle dimensioni compatte e al
peso inferiore alla tonnellata. Innumerevoli le vittorie conquistate, tra cui
spiccano i tre Campionati del Mondo rally consecutivi (dal 1974 al '76) ma
anche i successi in gare di velocità come la Targa Florio e il Tour de France.
L'esemplare in mostra è in versione stradale - con il
caratteristico colore rosso arancio - ma mutua dal modello da competizione
alcuni significativi particolari estetici, come i parafanghi posteriori
allargati.
Rally 037 (1982)
La vettura fu concepita all'inizio degli anni Ottanta per
sostituire, nelle competizioni rallystiche internazionali, la gloriosa ma ormai
datata Fiat 131 Abarth Rally. Contraddistinta dal numero di progetto SE037, è
basata sulla cellula centrale della Lancia Beta Montecarlo convertibile, cui
vennero uniti un traliccio anteriore ed uno posteriore, e costruita dalla
Pininfarina, che ne curò l'estetica.
Il motore, il bialbero Fiat di 2 litri a 16 valvole
sovralimentato con compressore volumetrico, fu progettato dall'Abarth e venne
collocato longitudinalmente in posizione posteriore centrale, garantendo alla
vettura una notevole motricità. La 037 in versione stradale (l'esemplare
in mostra è uno dei 200 prodotti per consentire l'omologazione in Gruppo B)
sviluppa 205 cv capaci di spingerla a oltre 220 km/h e di farle
raggiungere i 100 km/h da ferma in meno di sette secondi.
La versione da competizione (elaborata fino a raggiungere i
310 cv di potenza massima) esordisce al Rally Costa Smeralda nell'aprile del
1982 e concorre ufficialmente per la stagione 1983, dove domina il campionato
mondiale sin dalla prima gara, il Rally di Montecarlo vinto da Walter Roerl. In
quell'anno, nonostante l'agguerrita concorrenza delle nuove Audi Quattro a
trazione integrale, la Lancia conquistò il Campionato del Mondo, quello Europeo
e quello Italiano.
Delta S4 (1986)
Prima 4x4 italiana impiegata nelle competizioni, la S4
(la "S" sta a indicare la sovralimentazione, "4" le
quattro ruote motrici) fu concepita dai tecnici dell'Abarth a partire dal 1983,
con sigla di progetto SE038, a seguire la vittoriosa 037.
Il modello venne costruito, originariamente, in soli
200 esemplari necessari per poter ottenere l'omologazione nel Gruppo B: uno di
questi è esposto a Milano, nel caratteristico colore rosso scuro.. La Delta S4
stradale in realtà si differenziava molto dalla precedente 037 (progettati ex
novo tutti gli elementi fondamentali, quali motore, sovralimentazione,
trasmissione e autotelaio-carrozzeria) e soprattutto dalla sua omonima versione
berlina risentendo molto, e positivamente, dell'impostazione da vettura per le
competizioni. Il telaio era a traliccio e con tubolari d'acciaio, la
carrozzeria impiegava pannelli a nido d'ape in kevlar e fibre di carbonio. Il
motore, un quattro cilindri di 1759 cc con 4 valvole per cilindro e due assi a
camme in testa, presentava un'inedita doppia sovralimentazione composta da un
compressore volumetrico in funzione con il motore a bassi regimi e un
turbocompressore per gli alti, per una potenza di 250 CV nella versione
stradale e quasi 500 in quella da competizione.
Thema Ferrari 8.32 (1988)
Presentata al Salone di Torino del 1986, la versione più
esclusiva della Thema venne immediatamente battezzata "Thema
Ferrari", proprio perché il suo motore d otto cilindri 32 valvole (da cui
il nome 8.32) era stato progettato e sviluppato a Maranello: si trattava
infatti del propulsore (oppurtunamente adattato e "addomesticato") in
uso sulla Ferrari 308, che sulla Thema sviluppa una potenza massima
di 215 CV, permettendole di raggiungere i 240 km/h circa. Tra i dettagli estetici
più rilevanti che la caratterizzano vanno ricordati i cerchi in lega,
ispirati nel design alle berlinette Ferrari dell'epoca, la calandra
con la griglia modificata, la targhetta identificativa col logo
"8.32" in fondo giallo con i tre colori verde, bianco e rosso a
margine e, soprattutto, l'alettone posteriore a scomparsa, regolabile
elettricamente con un semplice comando. Le sospensioni adottavano lo schema
MacPherson a controllo elettronico, e gli interni erano impreziositi da
pelle e radica. Tra il 1986 e il 1992 furono prodotte 4300 unità in due serie
differenti. L'esemplare esposto appartiene alla seconda serie.
Delta HF Integrale
(1994)
L'esemplare esposto, che non ha mai lasciato l'azienda ed ha
al suo attivo solo poche decine di chilometri, appartiene alla quinta ed ultima
serie della Delta HF Integrale (in gergo definita "Evo 2").
Ennesima evoluzione della Delta a quattro ruote motrici (una
vettura entrata nella leggenda dei rally con le sue sei vittorie consecutive
del Campionato Mondiale, dal 1987 al 1992) la vettura presenta carreggiate
ulteriormente allargate, sospensioni e freni potenziati ed un incremento di
potenza del quattro cilindri turbo da due litri fino a 215 cv, che permettono
alla Delta di toccare i 220 km/h.
Alfa Romeo
Per accogliere un pubblico di appassionati ed esperti, Alfa
Romeo è presente con un'area espositiva di forte impatto visivo capace di
esaltare la più autentica passione per l'automobilismo, di ieri e di oggi. Il
tema dell'esposizione milanese è la celebrazione della dicitura Veloce, apparsa
per la prima volta sulla Giulietta Sprint Veloce presentata al Salone di Torino
nell'aprile 1956 e che ha poi contrassegnato alcuni dei modelli più
prestazionali della Casa del Biscione, fino a giungere alla nuova Giulia
Veloce.
La vettura, presentata al Salone di Parigi nello scorso
ottobre, farà la sua prima apparizione italiana al salone milanese e sarà
accompagnata per l'occasione da due progenitrici d'eccezione, entrambe
provenienti da collezioni private: la Giulietta Sprint Veloce e la Giulia Sprint
GT Veloce.
Sullo stand i visitatori avranno anche modo di informarsi
sulla mostra attualmente in corso presso il Museo Storico Alfa Romeo di Arese,
intitolata "I Maestri dello Stile" e visitabile sino al 10 gennaio
2017: una celebrazione dell'opera dei grandi carrozzieri italiani, che hanno
reso la Casa del Biscione protagonista della ricerca estetica, aerodinamica e
tecnica.
Giulietta Sprint
Veloce (1957)
La Giulietta Sprint Veloce è l'evoluzione tecnica e
prestazionale della Sprint: un peso minore (quasi cento chili), la potenza del
bialbero in lega leggera portata a 80 CV (96 dal 1958), un rapporto di
compressione aumentato e due carburatori doppio corpo che la proiettano a una
velocità massima di oltre 170 km/h. Con queste performance la Sprint Veloce è
destinata ai gentlemen drivers, che hanno a disposizione una vettura più
prestazionale rispetto alla concorrenza. La carrozzeria non viene sottoposta a
modifiche, tranne in qualche dettaglio secondario, e rimane così uno dei
capolavori dello stile italiano, firmato Bertone e realizzato da Franco
Scaglione. Tra i risultati sportivi di maggior rilievo della Giulietta Sprint
Veloce c'è senza dubbio la vittoria di classe alla Mille Miglia del 1956,
ottenuta in contemporanea con il clamoroso undicesimo posto assoluto, dietro a
vetture con il triplo della potenza.
Giulia Sprint GT
Veloce (1966)
Tre anni dopo l'esordio della Giulia Sprint GT del 1963,
equipaggiata con il motore della berlina Giulia T.I., la Casa del Biscione
presenta al Salone di Ginevra la Giulia Sprint GT Veloce: 3 cavalli di potenza
in più rispetto ai 106 originari donano a questa coupé una guidabilità da prima
della classe, per una velocità massima di oltre 185 km/h, limite che si
avvicina a quello della celebre GTA in configurazione stradale. L'architettura
meccanica della Sprint GTV ricalca ovviamente quello della Giulia e con un
corpo vettura compatto e leggero vengono ancora più esaltate la sicurezza
attiva e le prestazioni, che vanno ad insidiare le gran turismo dei segmenti
superiori. La linea, essenziale ed elegante, anche questa firmata da Bertone e
opera di Giugiaro, diventa immediatamente un classico.
Giulia Veloce
Caratterizzata da stile e contenuti esclusivi, la nuova
versione della Giulia si fregia di unnome evocativo e glorioso della tradizione
Alfa Romeo, che da esattamente sessant'anni identifica le versioni più
sportive e distintive del Biscione. La sigla Veloce torna dunque sulla Giulia
per soddisfare un cliente alla ricerca di contenuti ricchi di personalità.
Questa nuova automobile si contraddistingue sia per alcuni raffinati elementi
estetici, come i paraurti specifici e le la cornice cristalli in nero
lucido, sia per alcuni contenuti più sportivi quali l'estrattore posteriore
specifico che integra il doppio terminale di scarico e i cerchi in lega
da 19" a 5 fori disponibili come optional. Stessa impronta sportiva
all'interno, dove spiccano i nuovi sedili Sport in pelle, disponibili in tre
colori, riscaldati e con regolazione elettrica, il volante sportivo con impugnatura
specifica e riscaldato, gli inserti in alluminio su plancia, tunnel centrale e
pannelli porta e i fari allo Xenon.
A uno stile distintivo, interno ed esterno, corrisponde una
ricchissima dotazione di serie che prevede climatizzazione bi-zona, sistema
Alfa DNA e sistema infotainment Alfa Connect 6,5", oltre ai nuovi ed
efficienti sistemi di sicurezza attiva quali il Forward Collision Warning (FCW)
con Autonomous Emergency Brake (AEB) e riconoscimento pedone, il sistema
frenante IBS (Integrated Brake System), il Lane Departure Warning (LDW) e il
cruise control con limitatore di velocità.
Su Giulia Veloce debutta il nuovo motore 2.2 Turbo Diesel
che sviluppa una potenza massima di 210 CV a 3.750 gir/min e una coppia massima
470 Nm a 1750 giri/min. In particolare, il turbodiesel 2.2 della Giulia è il
primo motore Diesel della storia di Alfa Romeo costruito interamente in
alluminio. Questo quattro cilindri in linea è caratterizzato dal sistema
d'iniezione di ultima generazione MultiJet II con Injection Rate Shaping (IRS)
e pressioni d'esercizio di 2.000 bar. Il turbocompressore a geometria variabile
ad attuazione elettrica rappresenta lo stato dell'arte della meccanica e
minimizza i tempi di risposta assicurando, nello stesso tempo, vantaggi in
termini d'efficienza. I più raffinati livelli di comfort ed esperienza di guida
sono inoltre garantiti dall'utilizzo del contralbero di equilibratura.
Infine, la nuova Giulia Veloce porta al debutto l'innovativo
sistema di trazione integrale con tecnologia Q4, progettato per gestire la
trazione del veicolo in tempo reale, al fine di garantire il massimo livello in
termini di prestazioni, efficienza e sicurezza. Il sistema Q4 assicura quindi
tutti i vantaggi della trazione integrale - in termini di stabilità, trazione e
sicurezza - e, allo stesso tempo, garantisce consumi ridotti, reattività e
tutto il piacere di guida di un'auto a trazione posteriore.
Abarth
Lo stand dello Scorpione propone tre esemplari a conferma
della continua ricerca del "meccanicamente perfetto" tipico di tutte
le vetture di Abarth: è questa l'essenza di un brand capace di rinnovarsi
continuamente, accettando e vincendo sfide spesso ritenute impossibili. Sulla
passerella milanese sfilano un esemplare storico della Fiat 124 Abarth Rally
Gr.4, il nuovo Abarth 124 spider e la Abarth 695 Biposto.
Fiat 124 Abarth Rally
Gr.4 (1975)
Rispetto alla Fiat 124 Sport Spider da cui è derivata, la
Fiat 124 Abarth Rally Gr.4 beneficia di un motore più potente, di tettuccio e
cofano in fibra di vetro e di portiere in alluminio, che consentono una
notevole riduzione del peso complessivo. A seguito di una messa a punto operata
dalla Squadra Corse Abarth, la vettura ha debuttato nella stagione sportiva
1972 e ha proseguito la propria importante carriera sportiva fino al 1975, per
essere poi sostituita dalla 131 Abarth Rally nel 1976. Allestita con un motore
da 1756 centimetri cubici, in grado di erogare 200 CV di potenza, questa
vettura può raggiungere una velocità massima di 170 km/h a seconda del rapporto
al ponte. Ha al suo attivo due vittorie nel Campionato Europeo Rally (1972 e
1975) e la piazza d'onore del campionato costruttori per quattro stagioni
consecutive (dal 1972 al 1975).
La grande attenzione di Abarth verso le vetture storiche si
esprime anche attraverso le Officine Abarth Classiche di Torino, inaugurate nel
novembre 2015. Il progetto Abarth Classiche si articola su più punti:
dall'atelier per il restauro e le certificazioni alla partecipazione ed
organizzazione di fiere, eventi, raduni e competizioni. Il programma sta
riscuotendo grande successo con numerose certificazioni già effettuate e molti
collezionisti in lista di attesa. Maggiori informazioni sui servizi offerti
sono reperibili sul sito http://www.abarthclassiche.com.
Abarth 124 spider
Accanto alla storica progenitrice, il pubblico milanese
potrà ammirare il nuovo Abarth 124 spider, la vettura che garantisce tutta
l'emozione e la gioia di un'autentica esperienza roadster. Sviluppato grazie
alla Squadra Corse Abarth, il nuovo Abarth 124 spider incarna perfettamente i
valori fondamentali dello Scorpione: prestazioni, cura artigianale ed
eccellenza tecnica. Abarth 124 spider è dotato di differenziale autobloccante
meccanico di serie, una dotazione tipica delle vetture sportive di alta gamma.
Le masse sono concentrate all'interno del passo, il motore turbo a quattro
cilindri da 1,4 litri e 170 CV è installato dietro l'asse anteriore e i
pesi sono attentamente distribuiti per garantire agilità ottimale e un feeling
di guida superiore. La meccanica raffinata e l'impiego di materiali speciali
hanno permesso di limitare il peso a soli 1060 kg, per un rapporto peso/potenza
di 6,2 kg/cv, il migliore della sua categoria. In aggiunta, le sospensioni
utilizzano uno schema a quadrilatero alto per le ruote anteriori e una
architettura multilink a 5 bracci per quelle posteriori: un setup calibrato
specificamente per aumentare la stabilità in curva e in staccata abbinandosi
alla taratura sportiva dello sterzo servoassistito.
Abarth 695 biposto
Record
Accanto alla nuova spider, riflettori puntati sulla Abarth
695 biposto Record, la versione che celebra il 50esimo anniversario dei due
record di accelerazione (sul quarto di miglio e sui 500 metri) firmati da Carlo
Abarth presso l'Autodromo di Monza nel 1965.
È caratterizzata da un'esclusiva livrea "Giallo
Modena" con finiture in "Tar Cold Grey" e badge "695
Record" smaltato sulla fiancata.
Sotto il cofano il motore 1.4 T-jet, portato per la prima
volta a 190 CV per assicurare performance eccellenti: 230 km/h di velocità
massima e 5,9 secondi per accelerare da 0 a 100. Questa edizione speciale è
dotata di un gran numero di caratteristiche tecniche provenienti direttamente
dal mondo racing, come ad esempio la barra antirollio ultraleggera in titanio,
i cerchi in lega da 18", l'impianto frenante Brembo sovradimensionato, gli
scarichi Akrapovi?, gli ammortizzatori idraulici regolabili e il differenziale
autobloccante meccanico.
Jeep
Sullo stand Jeep il pubblico può ammirare un esemplare di
Willys MB - antesignano del primo esemplare 4x4 Jeep a uso civile, il CJ-2A -
accanto alla nuova serie speciale Jeep Wrangler 75th Anniversary.
Willys MB (1944)
Il 15 luglio del 1941, per rispondere alle esigenze militari
dell'esercito degli Stati Uniti, fu iniziata la produzione del modello Willys
MB (formalmente Willys Jeep MB Truck, 1/4 ton, 4x4), un piccolo autoveicolo a
trazione integrale dotato di meccanica adatta all'uso in terreni difficili da
usarsi come mezzo da ricognizione e collegamento. Il mezzo, che fu costruito
sino al 1945, fu denominato "General Purpose", il cui acronimo GP si
pronuncia appunto "Jeep". La vettura montava un motore Go Devil 2.199
a benzina raffreddato ad acqua, in grado di erogare 54 CV a 4.000 giri/min.
Aveva 3 marce, più retromarcia, e 3 ridotte. La trazione 4x4, con anteriore
inseribile, e la velocità massima di 115 km/h. La portata era di 250 kg, e la
tara di 1.105 kg
Al termine del secondo conflitto mondiale, dal mezzo
militare a quattro ruote motrici fu derivato nel 1945 il veicolo civile CJ-2A
(Civilian Jeep), che ha dato vita al primo fuoristrada moderno dell'industria
automobilistica. Da allora Jeep continua a essere sinonimo di libertà intesa
come stato mentale e determinazione nel seguire i propri istinti con la
sicurezza di poter intraprendere qualsiasi sfida grazie a capacità
fuoristradistiche di assoluto riferimento.
La vettura in esposizione appartiene ad una collezione
privata.
Jeep Wrangler 75th Anniversary
La Jeep Wrangler in mostra a Milano appartiene alla serie
speciale in edizione limitata 75th Anniversary, realizzata per festeggiare
l'importante compleanno del marchio Jeep. . La vettura sfoggia esterni di
colore Sarge Green ed è equipaggiata con il potente motore Pentastar V6 da 3,6
litri. La dotazione di serie comprende optional esclusivi, tra cui figurano la
griglia in tinta con feritoie e cornici dei fari color bronzo, il cofano Power
Dome con prese d'aria, il differenziale a slittamento limitato, il sistema di
navigazione con impianto audio premium, i sedili in pelle ed il Dual Top in
tinta carrozzeria.
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