martedì 29 luglio 2014

2013: l’automotive ha versato 70,5 miliardi di euro allo stato (+ 6,3%) nonostante il calo del mercato (-39,8%)


La percentuale sul gettito complessivo è del 16,5%, mentre la percentuale sul PIL sale al 4,5%, contro una media europea del 3,2%. Per rilanciare la domanda di mobilità è prioritario invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese


L’entità del prelievo fiscale che ha gravato sulla filiera automotive italiana nel 2013 si attesta a 70,5 miliardi di Euro.
A fronte di una leggera crescita (+0,6%) del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2012 – derivante da un andamento positivo delle imposte dirette (+1,9%) e negativo delle imposte indirette, basate sui consumi (-1%) – il gettito proveniente dal settore automotive, secondo le stime elaborate da ANFIA, è sceso del 2,7%, mantenendo comunque una quota percentuale sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa non distante da quella del 2012: 16,5% contro 17%.

      “Facendo un confronto sugli ultimi 5 anni, il gettito proveniente dal settore automotive è cresciuto del 6,3% tra 2009 e 2013, con una quota percentuale sul gettito complessivo passata dal 16% al 16,5%, dopo il picco del 17% nel 2012 – ha commentato Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA.

E’ significativo notare che, nello stesso periodo, il gettito IPT e IVA derivante dall’acquisto  degli  autoveicoli  è  calato  del  30,2%  a  causa  del  forte ridimensionamento  dei  volumi  di  nuove  immatricolazioni  (-39,8%),   mentre,  al contrario, il gettito derivante da possesso (bollo auto) e utilizzo dei mezzi, è cresciuto rispettivamente del 4,6% e del 13,2%.

Nel 2013, la percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL sale al
4,5% (era 4,4% nel 2012), mantenendo il primato tra i maggiori Paesi europei, visto che
la media è del 3,2%1.

A fronte della perdita di capacità di spesa da parte degli italiani – ha proseguito il Presidente ANFIA - si è risposto in questi anni con l’inasprimento delle imposizioni fiscali  sull’auto,  giunte  a  livelli  tali  da  generare  una  profonda  contrazione  del mercato, con conseguenze gravi sia a livello industriale, sia sul parco circolante sempre più obsoleto, poco sicuro e inquinante.

      1 Dal confronto con gli altri 4 principali mercati europei (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), in base ai più recenti dati disponibili, l’incidenza del gettito fiscale della filiera automotive italiana sul PIL rimane la più elevata: 4,5% contro una media del 3,2%.
E’ prioritario, per rilanciare la domanda di mobilità nel nostro Paese, invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese. ANFIA lavora da tempo a questo obiettivo, con la presentazione di proprie proposte nell’ambito della Consulta Automotive e seguendo altre  proposte  di  legge  in  materia  che  vadano  nella  direzione  di  una  fiscalità automotive più equa.

Si pensi, ad esempio, alla riduzione – introdotta in pochi mesi, prima con la “Legge Fornero” e poi con la “Legge di Stabilità 2013”- della deducibilità delle auto aziendali dal 40% al 20%, mentre in ambito UE arriva fino al 100%. Senza un opportuno intervento di armonizzazione, l’incidenza delle auto aziendali sul mercato italiano continuerà a restare molto più bassa che in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna.

E’ paradossale, inoltre, che alcune misure, come il superbollo, abbiano contribuito a deprimere un mercato già in difficoltà, generando effetti collaterali di elusione della misura stessa. La sua abolizione consentirebbe una ripresa dei volumi di vendita, di attività e di occupazione per il segmento auto interessato, con un probabile contagio positivo sugli altri segmenti di mercato e un incremento del gettito impositivo. Dal punto di vista industriale, questo favorirebbe lo sviluppo di una strategia nella produzione nazionale di prodotti del segmento, e uno sviluppo del mercato delle auto di alta cilindrata a basse emissioni.

Sul fronte delle assicurazioni, infine, ricordiamo che la telematica assicurativa rappresenta  una delle soluzioni per la riduzione del carico fiscale, e auspichiamo, quindi, che vengano rapidamente approvati i provvedimenti di attuazione derivanti dalle misure sulle liberalizzazioni varate nel 2012 (DDLL n. 1   e n. 179 del 2012) con riferimento al settore assicurativo.

In chiusura, non dimentichiamo che il Codice della Strada stabilisce che almeno il 50% dei proventi delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza, investendo il 25% nella manutenzione stradale, il 12,5% nella segnaletica e il
12,5% nei controlli sulle strade. Non esistendo, tuttavia, un sistema di verifica di questi investimenti, che gli enti locali dovrebbero mettere annualmente a bilancio, lo sforzo dei  produttori  per  accrescere  gli  standard  di  sicurezza  dei  veicoli,  e  ridurre
l’incidentalità e la mortalità sulle strade, viene spesso vanificato dalle condizioni delle infrastrutture stradali italiane, ancora al di sotto degli standard europei di sicurezza”.

     Nella ripartizione del prelievo calcolata sui diversi momenti impositivi del “ciclo di vita contributivo” degli autoveicoli, resta saldamente al primo posto la quota di tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo nel corso dell’anno, pari all’82,2% del gettito complessivo proveniente dal comparto per un valore di 58 miliardi di Euro (-2,6% rispetto al 2012, in cui valeva 59,5 miliardi).

Questa lieve flessione si spiega in buona parte con la riduzione dei consumi di benzina e gasolio (-4,8% e -2,7% rispettivamente, per un totale di circa 1.000 milioni di litri di carburanti in meno rispetto al 2012) e anche dei relativi prezzi medi finali (-2,1% e 2,8% rispettivamente), grazie alla riduzione della componente industriale (-6%) e nonostante l’aumento della componente fiscale (IVA - salita dal 21% al 22% da ottobre 2013 - e accise). Nel 2013, infatti, le imposte sul prezzo medio annuale alla pompa della benzina pesano per il 59% del prezzo totale, due punti in più del 2012, quelle del gasolio pesano per il 55% (vs 53% del 2012), con un aumento delle accise dell’1,6% e dell’1,9% rispettivamente.

     Al secondo posto, si colloca la quota di contribuzione al momento dell’acquisto dell’autoveicolo, che comprende il versamento dell’IVA e dell’IPT (Imposta Provinciale di Trascrizione), pari al 9,4%, per un totale di 6,61 miliardi di Euro. Questa voce è calata del 3,7% rispetto al 2012, in conseguenza dell’ulteriore contrazione delle immatricolazioni di autovetture nuove nel 2013 (-7%), dopo quella molto pesante del 2012 (-19,8%).

     Infine,  il  possesso  dell’autoveicolo  rappresenta  una  quota  dell’8,4%:  5,93 miliardi di Euro derivanti dalla tassa di possesso – il “bollo auto” - che segna una flessione  dell’1,8%  rispetto  al  2012  ritornando,  così,  al  gettito  del  20112.  Questa dinamica conferma che l’introduzione della sovrattassa sul bollo (il cosiddetto “superbollo”) sulle auto con kW superiori a 1853 ha avuto effetti contrari rispetto a quelli preventivati.

Le  vetture  con  kW  superiori  a  185,  che  avevano  già  subìto  un  calo  di  mercato (-35%) nel 2012, nel 2013 hanno riportato un’ulteriore contrazione del 21,7%, triplicata rispetto al calo del mercato auto nel suo complesso, pari al 7%, ma allineata al calo delle vendite del segmento “alto di gamma” (-22,2%). L’introduzione del superbollo ha determinato  un  brusco  calo  del  fatturato  di  vendita  (-38,5%  2012/2011  e  -18,2% 2013/2012) e del conseguente gettito fiscale (-36,1% 2012/2011 e -18,2% 2013/2012).

Questo significa che anche il solo gettito previsto per le auto immatricolate non è stato recuperato, a causa di una serie di escamotage adottati per aggirare la sovrattassa. Tra questi, i “falsi leasing” di autovetture con targa tedesca (o ceca) nel Nord Italia, date in noleggio da soggetti commerciali e utilizzate da clienti italiani (con mancato versamento dell’IVA, del bollo, del superbollo, dell’IPT, delle multe, dell’addizionale provinciale sull’RCA.

A partire dal 2013, ISTAT pubblica la Sintesi dei conti ed aggregati economici delle Amministrazioni Pubbliche. Sulla base di questi dati, il gettito 2012 è stato leggermente ribassato e la sua crescita rispetto al 2011 risulta pari all’1,8%.
3 La sovrattassa è stata introdotta nel 2011 e riparametrata al rialzo nel 2012 (20 Euro per ogni kW di potenza del veicolo superiore ai 185, ridotta dopo 5, 10 e 15 anni dalla costruzione del veicolo rispettivamente del 40%, 70% e 85% sul totale dovuto, e azzerata dopo 20 anni).

A questo si aggiunge il fenomeno della “esterovestizione” di veicoli – radiati per esportazione in Paesi UE, ma che continuano a circolare sul territorio nazionale con targa tedesca, austriaca, bulgara o romena con le conseguenze sopra indicate - e il boom di radiazioni per esportazione, sia di auto di nuova immatricolazione, poi radiate e reimmatricolate con targa estera, sia di auto usate, che non produrranno più gettito per il Paese a partire dal secondo anno (+150% nel 2012 e +85% nel 2013, entrambi rispetto al 2011).

     Venendo al dettaglio del “ciclo di vita contributivo” degli autoveicoli, in fase di immatricolazione sono stati versati al Fisco, nel 2013, circa 5,25 miliardi di Euro, risultanti dal pagamento dell’IVA e dei diritti di motorizzazione (voce 3 della tabella). Questa voce ha subito un calo del 4,5% rispetto al 2012. Oltre al crollo delle immatricolazioni, ha influito l’ulteriore ridimensionamento della quota di auto acquistate da privati, a favore delle immatricolazioni di vetture intestate a società e di quelle a noleggio, come già avvenuto nei tre anni precedenti. Le vetture acquistate direttamente da privati (persone fisiche) sono passate dal 64,9% del 2011 al 62,3% del 2012, per calare ancora nel 2013 al 61,9%. Complessivamente, le vetture intestate ad aziende (società, leasing, noleggio, taxi) sono il 38,1% del mercato nel 2013 contro il 37,7% del 2012.

Il gettito derivante dalla riscossione dell’IPT (voce 6) è rimasto pressoché allineato al
2012, registrando una flessione dello 0,4%, per un totale di 1,36 miliardi di Euro.

La variazione si spiega con la riduzione del numero di pratiche svolte nel 2013 a causa del calo del mercato del nuovo, a fronte della stabilità del mercato dell’usato(+0,4% per le autovetture). Ricordiamo che il 2012 è stato l’anno di piena applicazione della nuova modulazione dell’imposta, avviata nel 2011 e finalizzata, per gli atti soggetti all’IVA, al passaggio dal pagamento in misura fissa a quello di una tariffa modulata sulle caratteristiche di potenza e portata dei veicoli.
      Quanto alle voci di contribuzione relative all’utilizzo dell’autoveicolo, il gettito fiscale sui combustibili (voce 1) ha segnato una riduzione del 2,1%: 36,61 miliardi di Euro rispetto ai 37,39 del 2012. La flessione dei consumi di benzina e gasolio, di cui si è detto in precedenza, non è stata compensata dal ritmo crescente dei consumi di GPL e metano (+12% e +6% rispettivamente) e quello derivante dal gasolio dell’1,7%, tendenzialmente in linea con il calo dei consumi e dei prezzi finali, mentre il gettito derivante dal GPL e dal metano ha superato del 12,4%  e  del  9,5%  rispettivamente  i  valori  del  2012,  per  effetto  dell’aumento  dei
consumi. Solo il metano, tuttavia, ha registrato anche un incremento del prezzo medio alla pompa, pari al 2,5%, mentre per il GPL si è avuto un ribasso del 2,1%, grazie alla riduzione del 3% della componente industriale.

Il  prelievo  fiscale  relativo  ai  lubrificanti  (voce  2),  nel  2013  ha  registrato  una contrazione del 3,4% passando da 0,89 a 0,86 miliardi di Euro. Questo a causa di un calo dei consumi pari al 5,3% rispetto all’anno precedente (in cui la riduzione era già dell’11,4%) e di un concomitante piccolo incremento dei prezzi al consumo, del 2%, quindi leggermente superiore all’inflazione annua, secondo la rilevazione ISTAT.

Si riduce anche il gettito IVA relativo a manutenzione e riparazione degli autoveicoli e all’acquisto di ricambi, accessori e pneumatici (voce 4), che registra un -3,2% rispetto al 2012 per un valore complessivo stimato in 9 miliardi di Euro.

L’avanzamento tecnologico, negli ultimi anni, ha sicuramente prodotto un allungamento degli intervalli di manutenzione delle vetture, offrendo prodotti sempre più affidabili, sicuri ed eco-friendly, ma anche più complessi. Di conseguenza, se da un lato il numero di interventi di officina tende a calare, dall’altro, quando sono necessari, questi diventano più costosi, non solo per un incremento  dei  prezzi    dell’1,8%  nel  2013 secondo ISTAT – ma anche per l’alto numero di ore dedicate a causa della complessità. La perdurante crisi economica, inoltre, induce gli automobilisti a rinviare le visite di manutenzione programmata, avvalendosi dell’officina quasi solo in caso di guasto, con conseguenti costi più elevati. Fortunatamente, induce ad un più ampio ricorso all’autoriparazione il maggior rigore nei controlli su sicurezza e impatto ambientale in sede di revisione dei veicoli.

La voce d’imposta relativa ai pedaggi autostradali (voce 5) ammonta nel 2013 a 1,75 miliardi di Euro, in rialzo dell’1,2% rispetto al 2012. Si tratta dell’unica voce in crescita - a dispetto di una lieve diminuzione dei volumi di traffico nel corso dell’anno (1,3 miliardi-km in meno) - per effetto dell’adeguamento delle tariffe dei pedaggi, mediamente aumentate del 3,9% rispetto al 2012, e dell’aumento di un punto percentuale dell’IVA (da ottobre 2013).
Gli introiti derivanti dai premi assicurativi per RC, furto e incendio (voce 8), registrano una riduzione del 2,6%, per un totale di circa 4,50 miliardi di Euro. Una riduzione inferiore a quella dei premi lordi contabilizzati per le componenti RC Auto, Furto e Incendio (-7% circa nel corso del 2013) per effetto della Riforma Fornero (legge 92/2012) Sanitario Nazionale, facendo così perdere il vantaggio fiscale alla maggior parte (circa 18 milioni, secondo le stime correnti) degli automobilisti. Dal 2015, tra l’altro, non si porterà più in deduzione neanche la parte eccedente i 40 Euro, per effetto del Decreto IMU (comma 2-bis, articolo 12, DL IMU  n. 102/2013, convertito nella Legge 124/2013).

In tema di assicurazioni, ricordiamo anche che circa l’8% del parco auto italiano circola privo di copertura RC auto, una percentuale che, per effetto della gravissima crisi economica in atto, negli ultimi anni è raddoppiata, così come il fenomeno delle polizze false o, addirittura, delle compagnie assicurative inesistenti. Oltre al danno per le compagnie assicurative, tutto questo penalizza gli automobilisti onesti, oltre che i terzi trasportati e gli utenti della strada in generale, che rischiano di non poter essere risarciti in caso di danno.

La voce parcheggi e contravvenzioni (voce 9), infine, nel 2013 vale 5,25 miliardi di Euro, con una contrazione del 6,2% rispetto al 2012 (5,60 miliardi), dopo tre anni consecutivi in crescita (+7,5% nel 2010, +7% nel 2011 e +4,7% nel 2012). In riferimento alle contravvenzioni, la Legge n.98/2013 di conversione del cosiddetto Decreto “del fare” n. 69/2013, ha introdotto la possibilità di una riduzione del 30% dell’importo delle sanzioni per cui è previsto il pagamento in misura ridotta, per i pagamenti entro 5 giorni dalla data di contestazione immediata o di notifica differita della contravvenzione. Sembra che di questo tipo di “sconto”, in realtà, abbiano usufruito solo gli automobilisti già paganti, senza rendere più virtuosi gli altri, visto che si è verificata una perdita di gettito.


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