E’ stata inaugurata lo
scorso 26 ottobre al Museo Ferrari
di Maranello la mostra Le grandi Ferrari di Sergio Pininfarina
che illustra gli anni che hanno visto Sergio, figlio del Fondatore Battista
Farina, detto Pinin, contribuire in modo determinante alla nascita dei modelli
più famosi del Cavallino Rampante. Un sodalizio iniziato nel 1952 che
rappresenta l’espressione del miglior Made in Italy.
Alla cerimonia di
apertura hanno preso parte il Presidente della Ferrari Luca di Montezemolo, il
Presidente della Pininfarina Paolo Pininfarina, Piero Ferrari, e alcuni membri
della famiglia Pininfarina, tra i quali la signora Giorgia, moglie di Sergio.
“Questa mostra - commenta Paolo
Pininfarina - è il modo migliore per onorare mio Padre e confermare il ruolo
di Pininfarina quale portabandiera dei valori estetici del design italiano nel
mondo. Lo scambio dialettico tra Ferrari e una casa di design come Pininfarina,
oggi l’unico carrozziere indipendente italiano, ha contribuito a definire le
più belle auto di tutti tempi in un’evoluzione che dura ormai da 60 anni e non
accenna a finire. I capolavori esposti a Maranello sono già storia, ma sono le
vetture degli ultimi anni ad esprimere quella coerenza e quella continuità che
trovano sbocco nel design della gamma attuale e nel nostro incessante lavoro
quotidiano di supporto allo sviluppo dei prodotti futuri”.
La Mostra, che resterà
aperta fino al 7 gennaio, ospita 22 modelli, fra cui alcuni pezzi unici come la
straordinaria concept Pinin, il solo esperimento di una Ferrari a 4 porte, o la
330 GTC speciale che fu della principessa del Belgio, Liliane de Rethy. Le
vetture sono esposte all’interno di tre sale tematiche che illustrano il lavoro
di Pininfarina sulle automobili da corsa (“Pininfarina e le corse”), sulle
vetture stradali (“Pininfarina e le vetture Gran Turismo”) e sui modelli
sperimentali realizzati dalla carrozzeria torinese (“Pininfarina e le concept car”).
Alle vetture si aggiungono numerosi materiali inediti provenienti dalla
collezione personale dalla famiglia e dall’azienda di Cambiano, come il
mascherone in legno della Modulo.
Tra le automobili da
corsa spiccano la 250 LM, ultima vincitrice assoluta alla 24 Ore di Le Mans nel
1965, la 250 SWB con la quale Stirling Moss vinse il Tourist Trophy nel 1961,
le berlinette 500 Mondial e 250 MM, la classica sport 375 MM, oltre alla
spettacolare BB Le Mans ed al prototipo di Formula 1 Sigma del 1969.
Le undici vetture
stradali esposte sono suddivise tra quelle delle origini, con le celebri
berlinette a motore anteriore come la 275 GTB4 del 1964 e la leggendaria
“Daytona” in versione spider, le successive con i motori posteriori centrali,
incluso il capostipite BB (Berlinetta Boxer), per concludere con l’evoluzione
creativa dell’era contemporanea che annovera tra le altre la Enzo. Esposta
anche la vettura che il Presidente Montezemolo ha voluto dedicare a Sergio e
Andrea Pininfarina, la 599 SA aperta.
La mostra sarà aperta al
pubblico tutti i giorni della settimana, dalle 9.30 alle 18, da sabato 27
ottobre a lunedì 7 gennaio (ad esclusione di 25 dicembre e 1° gennaio, unici
giorni di chiusura del Museo). I biglietti possono essere prenotati on-line sul
sito www.museoferrari.com, così
come le visite guidate all’indirizzo museo@ferrari.com.
Seguono schede dei modelli esposti:
SCHEDE VETTURE
P6 (1968)
P viene da prototipo, la
categoria di vetture che prendevano parte al celebre Campionato del Mondo
Marche che negli anni ‘50 e ‘60 portò importanti allori a Ferrari. Tra i più
ricordati, quello delle celebri P3 e P4 a Daytona. La P ha ispirato due
concept: la P5, ora in Giappone, e questa P6 che mostra come dalle vetture di
ricerca possono nascere le linee delle auto di serie. La P6 ne è un esempio
classico. Le forme delle grandi Ferrari degli anni ’70: la BB, la 308 GTB, fino
alla 288 GTO, sono anticipate da questo studio del 1968.
SIGMA GP (1969)
La Formula 1 è la
dimostrazione del continuo progresso dell’automobile nel campo della sicurezza.
Quando la Sigma GP fu presentata, il rischio per i piloti era ancora altissimo,
rischio oggi di molto ridotto. La sicurezza è stato uno dei temi di ricerca
preferiti di Sergio Pininfarina, e la Formula 1 non ne è stata esente. La Sigma
GP è il risultato del lavoro di un team internazionale di esperti e incorpora
soluzioni all’epoca avveniristiche e diventate oggi di uso comune, come i
serbatoi di sicurezza e il sistema antincendio di bordo.
MODULO (1970)
I carrozzieri italiani si
produssero sul finire degli anni ’60 in un fuoco d’artificio di forme
provocatorie e innovative sulla base delle nuove architetture a motore centrale
delle auto da competizione. La Modulo rappresenta il punto di arrivo della
ricerca Pininfarina di forme sempre più essenziali e idealizzate. Resta poco
dell’automobile e della sua funzionalità, - anche le ruote quasi scompaiono
sotto carenature che impediscono la sterzata - sostituita dalla suggestione
della navicella spaziale giunta dal futuro fantascientifico di “2001 Odissea
nello spazio”.
PININ (1980)
Per festeggiare i suoi
cinquanta anni la Pininfarina decide di proporre una Ferrari inedita: una
berlina quattro porte motorizzata V12. Si tratta di un concept inatteso e mai
osato perché a Maranello le automobili hanno sempre avuto due sole porte. In un
disegno ispirato alla massima sobrietà vengono introdotti alcuni elementi
destinati a diventare popolari molti anni dopo: la calandra “single frame”, la
finestratura a nastro avvolgente, il posteriore rastremato e sfuggente. La
proposta suscitò la tentazione di darle un seguito produttivo che dopo mesi di
studi e un prototipo reale, oggi esposto in mostra, venne definitivamente
accantonata su precisa volontà di Enzo Ferrari, che non volle introdurre una
variabile tanto significativa per l’immagine dell’Azienda.
MYTHOS (1989)
La missione di Luca di
Montezemolo di portare la Ferrari negli anni 2000 con tecnologie e forme nuove
è felicemente anticipata da questo Concept che rappresenta un ritorno e un
omaggio agli eccessi radicali degli anni più prolifici del design italiano
diventando il manifesto delle Ferrari del decennio seguente. Proporzioni spinte
all’estremo, un volume anteriore compatto che si “incastra” in un posteriore
possente, il disegno propone un’interpretazione scultorea e tridimensionale
della classica barchetta.
250 MM (1953)
La fortunata serie dei
modelli 250 che per 11 anni sono stati protagonisti nelle corse e sulle strade,
ha avuto nella celebre corsa bresciana il suo battesimo. Dopo l’esordio, la 250
in versione MM è stata protagonista nelle corse, seguita dalla 250 tour de
France, dalla “passo corto” o SWB come ormai è generalmente chiamate, dalla GTO
e, infine, dalle LM e P. La sua linea è perfetta per armonia e compattezza e,
come tutte le auto dell’epoca, è pensata unicamente in funzione delle
prestazioni.
375 MM SPIDER (1953)
La classica sport anni ‘50,
automobili fatte per correre in strada, oltre che in pista. Aggressiva ed
elegante, la 375 MM è un’auto da corsa bella come un’auto da Salone. Il cofano
sembra non finire mai, la presa d’aria appare incastrata fra i parafanghi, le linee
delle fiancate si inseguono fino a formare una sorta di vitino di vespa davanti
alle ruote posteriori. Tutti gli elementi si fondono in un disegno dinamico
perfettamente compiuto.
500 MONDIAL BERLINETTA (1954)
Si tratta di un modello
da corsa trattato in foggia di compatta berlinetta con l’armonia delle sport
aperte della stessa categoria. Compatta e funzionale, è una vera vettura da
corsa senza concessioni al decoro superfluo. Le proporzioni e i trattamenti del
padiglione e del fianco introducono temi che verranno sviluppati pienamente nei
modelli successivi.
250 GT BERLINETTA SWB
(1959)
E’ l’archetipo di tutte
Ferrari, la sintesi fra auto da corsa e da gran turismo che l’evoluzione della
tecnica e dei regolamenti rese impossibile in seguito. Proporzioni perfette,
superfici semplici ma potenti, decori essenziali: un’automobile dalla bellezza
intramontabile. Sergio Pininfarina ne volle un esemplare nella Collezione della
sua azienda, mentre quella esposta fu protagonista, con Stirling Moss, del
celebre Tourist Trophy.
250 LM (1963)
Destinata a prendere il
posto, nelle competizioni, della celeberrima e plurivittoriosa 250 GTO, la LM
porta il motore da anteriore a posteriore centrale. La forma è dettata
dall’aerodinamica ed è risolta in modo originale con il padiglione a torretta
che il motore posteriore spinge in avanti sul corpo vettura. La ricerca della
migliore efficienza è completata dal muso profilato con fari carenati e dal
posteriore tronco con deflettore a tutta larghezza.
512 BB LM (1979)
La solidità del progetto
delle vetture Ferrari consentiva di portare con successo in pista auto nate per
il Gran Turismo. La 512 BB / LM è stata una presenza costante nelle corse di
durata più severe alla fine degli anni ’70. In questo caso Pininfarina non è
stato tanto lo stilista quanto l’esperto di aerodinamica. Infatti la sua
Galleria del Vento è stata, nel 1972, la prima in Italia a grandezza naturale.
PININFARINA E LE GRAN TURISMO
275 GTB/4 (1964)
Berlinetta stradale ad
alte prestazioni, la 275 GTB è una delle Ferrari più iconiche ed amate da
appassionati e collezionisti. Il disegno, all’epoca piuttosto conservativo, ha
assunto in prospettiva il valore delle opere fuori dal tempo per la perfezione
delle proporzioni e della modellazione delle fluide superfici. La sua
cilindrata, come indica la sigla 275, è di 3300 cc.
DINO 206 (1967)
L’apertura di Ferrari
allo scisma del motore posteriore avviene con una marca diversa che utilizzasse
motori con meno di 12 cilindri: la Dino. Finalmente Pininfarina può tradurre in
una vettura di serie le ricerche fatte con il prototipo del 1965, adattandolo
nel frontale alle necessità dell’impiego stradale e rispettando nell’insieme le
idee originali: i parafanghi pronunciati, la fiancata a diedro con la lunga
presa d’aria scavata, il lunotto concavo e la coda perfettamente tronca. E’ la
prima vettura a motore posteriore centrale prodotta a Maranello e, forse, vista
l’avversione di Enzo Ferrari per questa soluzione, non è un caso che sul cofano
la marca fosse Dino e non Ferrari.
330 GTC COUPE’ SPECIALE
(1967)
La 330 GTC, col suo
disegno di un’eleganza minimalista e raffinata, è stata una delle vetture più
amate da Sergio Pininfarina. La vettura esposta è un esemplare unico con un
linguaggio stilistico completamente autonomo che interpreta su una meccanica a
motore anteriore alcuni temi proposti dalla Dino. Si riconoscono la presa
d’aria ellittica fra i semi paraurti, la fiancata segnata da un deciso diedro e
soprattutto il lunotto concavo.
365 GTS/4 DAYTONA SPIDER
(1969)
La Daytona porta sulla
classica architettura a motore anteriore il nuovo linguaggio formale uscito
dalle sperimentazioni con i prototipi da salone. Superfici meno convesse, più
tese e integrate, fanalerie dalla grafica più marcata, prese aria sfuggenti e
sottili. La versione spider è particolarmente rara e ricercata.
BB BERLINETTA BOXER (1971)
Nel disegnare la prima
Ferrari 12 cilindri a motore centrale, Pininfarina tiene fede alla sua
filosofia di equilibrio e sobrietà, e invece di ispirarsi ai prototipi più
radicali sviluppati negli anni precedenti realizza una versione stradale della
P6. Il modello segna una pietra miliare nella storia Ferrari: passeranno
infatti oltre vent’anni prima di rivedere una 12 cilindri a due posti con
motore anteriore.
TESTAROSSA (1984)
La Testarossa è una delle
Ferrari più estroverse, nata per non passare inosservata, interpretando alla
perfezione lo spirito che attraversava gli anni ’80. Volumi sovrapposti, con il
posteriore molto più largo, grandi prese d’aria laterali protette da lunghe
veneziane, calandra integrata nel paraurti anteriore, fanali posteriori celati
nella griglia, ogni elemento marcava una forte presenza. Ma dietro ciascuno di
essi c’è una precisa scelta tecnica, e la vettura ha questa forma per portare
le prestazioni meccaniche ed aerodinamiche a livelli mai toccati prima.
456 GT (1992)
Aggressiva ed elegante
allo stesso tempo, la 456 GT nasconde un’abitabilità per 4 persone sotto le
forme di una berlinetta sportiva. Il suo disegno armonioso coglie ispirazioni
che vanno dal concept Mythos alla famosa Daytona, in una sintesi ideale fra
passato e futuro che l’hanno resa un “instant classic” fuori dal tempo, secondo
la più pura filosofia estetica di Sergio Pininfarina.
550 BARCHETTA PININFARINA
(2000)
Il 12 cilindri tornato in
posizione anteriore nell’auto di serie più prestazionale della Ferrari, la 550
Maranello, trova in questa “barchetta”
le affascinanti proporzioni di 275 GTB unite al sapore delle vetture da
corsa caratterizzate da pronunciati poggiatesta.. Cofano imponente impreziosito
dalla presa d’aria, abitacolo arretrato, parafanghi marcati e dinamici,
propongono gli ingredienti dei bolidi del passato. Costruita in numero limitato
di esemplari, questa “barchetta” è stata dedicata da Ferrari a Pininfarina per
il suo 70° anniversario.
360 BARCHETTA LDM (2000)
La vettura esposta è un
esemplare unico della 360 spider, fatto realizzare da Giovanni Agnelli
come “barchetta” quale regalo di
nozze per il Presidente della Ferrari
Luca di Montezemolo. La 360 Modena ha rappresentato una svolta in termini di
innovazione, sia nel disegno che nella tecnica. Per la prima volta la calandra
anteriore scompare a favore di due prese d’aria sdoppiate che richiamano la Formula
1 del 1961. La scelta è guidata da motivi aerodinamici e funzionali, nella
miglior tradizione del design Pininfarina per Ferrari. La 360 Modena è anche
stata la prima Ferrari realizzata interamente in alluminio.
ENZO (2002)
Nel disegnare la nuova
generazione di supercar di Maranello si è cercata l’ispirazione nelle “Formula
1” che Michael Schumacher stava portando a una serie esaltante di successi. Le
forme geometriche e decise, i parafanghi staccati dal corpo vettura, le prese
d’aria che disegnano un alettone sostenuto da un “naso” centrale sono
riferimenti espliciti alla monoposto che staccano la Enzo dalle linee sinuose e
fluide delle altre Ferrari.
599 FIORANO SA (2010)
La 599 Fiorano è stata
l’ultima Ferrari il cui progetto è stato seguito interamente da Sergio
Pininfarina. La sua esperienza e il suo gusto hanno arricchito con un
inconfondibile tocco di eleganza un disegno volutamente aggressivo ed estremo. Ferrari
ha voluto dedicare questa serie speciale con carrozzeria “barchetta” a Sergio e
Andrea Pininfarina.
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