Kia Motors Italia e Fondazione Exodus hanno unito le proprie forze per
offrire ai giovanissimi ospiti
della
comunità
un’occasione per migliorare le strutture in cui
praticare il loro sport preferito – il calcio - e per regalare loro un piccolo sogno, gli Europei di Calcio 2012. A sancire la collaborazione, un testimone d’eccezione, Paolo Rossi, uno dei campioni di calcio più amati di tutti i tempi, indiscusso protagonista dei memorabili Mondiali di Calcio dell’82.
Lo sport è energia. Divertimento. Strumento per crescere. Porta con sé i valori più importanti per lo sviluppo della persona e del modo di rapportarsi con gli altri. Ma lo sport è anche campi di calcio di periferia, armadietti degli spogliatoi traballanti, magliette spaiate o palloni sgonfi.
E anche in questo, però,
c’è allegria, voglia di stare insieme. Da queste considerazioni nasce la collaborazione tra KIA, da sempre
impegnata nel mondo dello sport e con particolare passione nel calcio e Fondazione Exodus, espressione di impegno e valori
positivi
per la costruzione di
un
percorso di
vita migliore.
“Voglio ringraziare Fondazione Exodus per il lavoro che svolge ogni giorno mettendo a disposizione di
ragazzi e famiglie il suo sostegno e la sua vocazione all’accoglienza.
E condividiamo appieno l’utilizzo formativo che fa dello sport e del calcio – dichiara Giuseppe Bitti, Amministratore Delegato di Kia Motors Italia. “Per questo abbiamo scelto di impegnarci concretamente e contribuire al
miglioramento delle
strutture sportive delle due comunità di
Cavriana (MN) e di Garlasco (PV).”
La collaborazione tra Kia Motors Italia e Fondazione Exodus si concretizzerà, infatti, nella realizzazione di interventi strutturali di cui le due comunità necessitano, proprio per lo svolgimento delle attività sportive. “Lavorare su sé stesso, sui propri limiti e sulle proprie risorse, stare insieme imparando a fare gruppo, rispettare le regole e l’avversario, fare “spogliatoio positivo”: lo sport è tutto questo. E non solo – afferma Don Mazzi, Presidente di Fondazione Exodus.
“Da sempre lo sport è, infatti, uno degli strumenti educativi
fondanti di Exodus. Un aiuto concreto come quello che oggi KIA si propone di realizzare, non può che
aiutarci nel far crescere dei ragazzi davvero “migliori”: tutti, chi più chi meno, abbiamo passato la nostra infanzia tirando calci ad un pallone in un oratorio o in uno sgangherato campetto dietro casa. Ci siamo divertiti
cosi, semplicemente per il gusto di giocare e stare insieme. Ma chi di noi, non ha altrettanto
sognato di poter avere una rete vera o una panchina da cui fare
il tifo!”
“E’ proprio questa concretezza, questo impegno con obiettivi così reali e definiti che mi ha conquistato di
questa
collaborazione
–
aggiunge Paolo Rossi.
“Conosco bene
la
Fondazione
e
le
sue attività e
sono
ammirato dall’impegno che viene profuso nelle comunità, verso i ragazzi e le famiglie. Anche io ho iniziato
in oratorio e non posso che condividere il valore che viene attribuito a questo sport, che è stato per me palestra di vita, e sono stato orgoglioso oggi di incontrare questi ragazzi e vivere insieme a loro e a Kia
questi momenti di gioco e solidarietà”.
Don Mazzi e Paolo Rossi sono stati infatti spettatori
speciali di un partita tra i ragazzi dei team Exodus al termine della quale hanno designato i 7 migliori giocatori, non solo in termini strettamente tecnici, ma
anche
di fair play.
Non una valutazione da poco, perché i 7 hanno vinto un sogno formato Europa: andranno infatti a Kiev il 24 giugno prossimo per assistere a una partita dei quarti di finale degli Europei di Calcio 2012. Non solo: il più bravo in assoluto sarà l’Official Matchball Carrier di quella partita, consegnando dunque la palla all’arbitro prima del fischio di inizio.
“Questo progetto di responsabilità sociale, espressione di un impegno nel lungo periodo, è per noi motivo
di
orgoglio e di sprone a continuare sulla strada
battuta da Kia
a livello internazionale – conclude Bitti. “Kia Motors Company, infatti, supporta operazioni differenti anche in
altre aree del mondo che vivono situazioni disagiate e che necessitano di un
impegno e di un
sostegno concreto”.
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