giovedì 16 ottobre 2025

Automotive in crisi, allarme dal settore: “Europa a rischio, sorpasso cinese”

Il settore automotive europeo lancia un grido d’allarme: “Così si va verso il collasso”. A dieci anni dalla sua fondazione, il movimento di opinione #FORUMAutoMotive, guidato dal giornalista Pierluigi Bonora, ha riunito a Milano rappresentanti della politica, dell’industria e dei media per fare il punto sulla crisi dell’auto in Europa e chiedere a gran voce una revisione del Green Deal.

Mercato in frenata, Cina in ascesa

Secondo lo studio AlixPartners Global Automotive Outlook, presentato da Emanuele Cordone, il mercato europeo dell’auto è destinato a contrarsi del 2% nel 2025, con solo una timida ripresa successiva. Intanto i costruttori cinesiavanzano rapidamente: la loro quota salirà dall’8% del 2024 al 13% nel 2030, erodendo spazio alle case europee, in calo dal 62% al 58%.

Preoccupa anche il calo della redditività per i produttori occidentali, a fronte di margini crescenti per i cinesi. In Italia, il mercato resta debole, rallentato da prezzi alti e scarsa accessibilità. I veicoli elettrici faticano a decollare: le vendite BEV e PHEV si fermano al 10% nel primo semestre 2025, e il parco circolante continua a invecchiare.

 

La filiera chiede certezze e stop al “dogma elettrico”

Durante l’incontro è stata presentata la nuova Eurotribuna Politica dell’Automotive, moderata da Bonora, con interventi di esperti e giornalisti del settore. Il tono è stato deciso: “Servono azioni concrete, non più parole”.

Roberto Vavassori (ANFIA) ha denunciato: “Abbiamo perso 100mila posti di lavoro. Serve rinviare lo stop ai motori endotermici oltre il 2035 e introdurre una quota di veicoli non elettrici”.

Andrea Cardinali (UNRAE) ha puntato il dito sul fisco penalizzante per le auto aziendali, mentre Fabio Pressi (Motus-E) ha ammesso: “Il problema non è l’elettrico, ma la nostra incapacità di competere con la Cina”.

Anche Gianni Murano (UNEM) ha chiesto di “liberare gli investimenti sui carburanti low carbon”, sottolineando come la neutralità tecnologica sia solo un principio enunciato, mai applicato.

 

La politica prende atto: “Serve una correzione di rotta”

Numerosi gli esponenti politici intervenuti. L’eurodeputato Paolo Borchia ha dichiarato: “Molti sostenitori del Green Deal stanno cambiando idea. Ma la domanda resta: da dove arriverà l’energia per l’elettrico di massa?”.

Guido Guidesi, assessore lombardo e presidente dell’Alleanza Europea delle Regioni Automotive, è stato netto: “È stato un errore puntare tutto sull’elettrico. L’Europa ha ignorato ricerca e innovazione”.

Anche Massimiliano Salini, eurodeputato della Commissione Industria UE, ha confermato: “La transizione è irrealizzabile nei tempi previsti. La revisione delle regole arriverà tra fine 2025 e inizio 2026”.

 

Un futuro incerto tra proteste e proposte

Dal fronte industriale, Maria Rosa Baroni (NGV) minaccia proteste a Bruxelles se il biometano non verrà incluso tra le motorizzazioni a zero emissioni. Matteo Cimenti (Assogasliquidi) ha offerto il pieno supporto della filiera per fermare il “diktat elettrico”.

Simonpaolo Buongiardino (Confcommercio Mobilità) ha parlato di un consenso diffuso sulla revisione delle regole, “ma bloccato da logiche di potere”. A rincarare la dose, Fabio Raimondo (FdI): “Le navi cinesi cariche di auto nei nostri porti sono il simbolo della perdita di migliaia di posti di lavoro italiani”.

Chiude il quadro Andrea Taschini, manager automotive: “Non possiamo battere la Cina sul loro terreno. Serve pensare a dazi o contingentamenti”.

 

 

 

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