Flussi commerciali
con l’estero (tutte le merci scambiate) – fonte ISTAT.
Rispetto al 2012, i risultati complessivi dell'anno 2013
registrano una marcata flessione delle
importazioni (-5,5%) e un andamento stazionario per le esportazioni
(-0,1%). La dinamica dell’export risulta positiva verso i paesi extra Ue
(+1,3%) e in flessione verso i paesi Ue (-1,2%). I volumi scambiati con l’estero sono in flessione sia per le vendite
(-1,2%) sia per gli acquisti (-3,7%).
Nel corso dell’anno, l’avanzo commerciale raggiunge i 30,4
miliardi e, al netto dei prodotti energetici, è pari a quasi 85 miliardi.
L’export verso i
Paesi UE è su livelli inferiori rispetto ad un anno fa (-1,2%), mentre
cresce dell’1,3% verso i Paesi Extra-UE. Le importazioni invece diminuiscono
dai
Paesi UE del 2% e del 9,5% dai Paesi Extra-UE.
Cala il flusso
dell’export verso i major markets UE:
Germania (-0,9%), Francia (-2,4%), Spagna (-6,4%), ad eccezione di UK (+3,3%);
mentre cresce verso i paesi MERCOSUR (+14,7%), Cina (+9,5%), Giappone (+7%),
ASEAN (+2,9%) e Russia (+8,2%). La diminuzione tendenziale delle importazioni
(-5,5%) risente della forte contra- zione degli acquisti da paesi OPEC
(-29,3%), Cina (-7,5%) , Giappone (-19,5%), Medio Oriente (-19,4%), USA (-8,8%)
e in Europa da Polonia (-7,2%), Spagna (-4,7%).
Il valore (FOB) delle
esportazioni totali è stato di 389.784 milioni di euro, mentre il valore
(CIF) delle importazioni è ammontato a 359.377 milioni di euro. Nel 2013
l’avanzo è pari a 30,407 miliardi di
euro (+10,410 mld € saldo paesi UE, +19,997 mld € saldo paesi Extra UE). In
tale periodo, il saldo non energetico è pari a +84,780 miliardi. Contribuiscono
a questo ri- sultato:
- Beni di consumo : +22,950 mld di euro
- Beni strumentali : +52,769 mld di euro
- Prodotti intermedi : +9,062 mld di euro
Il comparto “Energia” invece presenta un saldo negativo di
54,373 mld di euro.
Focus Russia
La crisi ucraina rappresenta una variabile piuttosto
rischiosa, su cui è difficile prevedere gli sviluppi. “Italia, Austria e
Germania del sud sarebbero particolarmente a rischio dato che i loro mercati
sono molto esposti al gas russo via Ucraina". Per Scaroni, Presidente ENI,
"Con una domanda di gas debole e stoccaggi ad elevati li- velli, il
mercato potrebbe assorbire con facilita' un'interruzione delle forniture di gas
russo attraverso l'Ucraina nell'immediato. Ma un'interruzione il prossimo an-
no - spiega Scaroni - significherebbe prezzi piu' elevati del gas e indurrebbe
l'Europa ad affidarsi maggiormente a forniture di gas russo provenienti da
altre vie, come il Nord Stream nel Baltico. L'Europa sarebbe inoltre
vulnerabile a eventuali problemi sulle forniture dall'Algeria e dalla
Libia". (Il Sole 24 Ore Radiocor).
L’annessione della Crimea alla Federazione Russa ha
determinato la reazione degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. I primi due
round di sanzioni adottate dai paesi occidentali hanno colpito principalmente
esponenti politici e amministrativi russi e ucraini. I vantaggi dell’annessione
russa sono principalmente di natura strategica.
La prosecuzione del processo di annessione ha spinto i paesi
occidentali ad adottare ulteriori provvedimenti, ampliando la lista delle
personalità russe sottoposte a sanzioni ad personam. La persistenza della linea
dura da parte di Mosca ha inoltre portato all’annuncio della sospensione della
Russia dal G8 e all’arresto delle pro- cedure di adesione all’OCSE. L’Europa
mantiene un approccio interlocutorio con la Russia, anche a causa degli stretti
legami commerciali e finanziari tra i paesi eu- ropei e la Russia. Misure quali
import/export ban, blocco dell’operatività su determinati settori, imposizione
di dazi o sospensione delle transazioni finanziarie com- porterebbero
conseguenze economiche rilevanti non solo sulla Russia ma sull’Europa stessa.
L’ Europa pesa per oltre il 50% sulle esportazioni russe, costituite
principalmente da gas e petrolio. A sua volta l’Europa importa circa il 30% del
suo fabbisogno di gas dalla Russia e destina al paese oltre il 7% delle proprie
esporta- zioni.
L’Italia è il secondo partner commerciale della Russia in
Europa dopo la Germania. Le esportazioni italiane in Russia superano i € 10
miliardi, trainate dai settori
manifatturiero, della moda e dell’arredamento. Le imprese
italiane operanti nel paese sono numerore, con investimenti diversificati su
più settori quali quello ener- getico (ENI, ENEL), bancario (Unicredit e Intesa
San Paolo), dell’aviazione civile (Alenia) e dell’agroalimentare (Parmalat,
Ferrero, Cremonini). Anche la dipendenza energetica è molto significativa: il
gas d’importazione russa è pari a circa il 30% del totale dei volumi importati.
Vista la diversità dei settori d’interesse tra i vari paesi
europei, eventuali sanzioni commerciali richiederanno un accordo condiviso in
grado di distribuirne il peso
economico in maniera omogenea. Tuttavia, tale necessità
rende verosimile una fase negoziale che difficilmente porterà a sanzioni
stringenti nell’immediato, vista anche la necessità di raggiungere un consenso
unanime tra i paesi membri UE. Permane invece la strategia delle sanzioni
individuali con l’estensione delle sanzioni già disposte nei giorni scorsi a 12
nuove personalità russe, portando il totale a 33 soggetti (da Focus SACE
21.03.2014).
L’export italiano
verso la Russia vale complessivamente 10,797 miliardi di euro (+8,2% sul
2012), di cui 10,666 mld € attribuiti a prodotti delle attività manifatturie-
re (98,8%), in crescita dell’8,7% sul 2012. Le importazioni complessive invece
valgono 20,056 miliardi di euro (+9,5%), di cui 13,8 mld di € attribuiti a
prodotti di estrazione dalla cave e miniere (pari al 68,8%) e 6,131 mld di€ a
prodotti delle attività manifatturiere (30,6% del totale import dalla Russia).
Componentistica Trend
trimestrali
Nel 1° trimestre 2013
le esportazioni hanno registrato una flessione del 5,4%, mentre nel 2°
trimestre il recupero è stato del 25,6% rispetto al trimestre precedente e in
termini tendenziali del 4,1%. Nel 3° trimestre 2013 l’incremento dell’export
risulta del 10%. Nel 4° trimestre 2013 si è registrato ancora un incremento del
15% sull’analogo trimestre 2012. L’ export
della filiera componenti per autoveicoli ha totalizzato 19,27 mld di
euro nel 2013 con un incremento del 5,7% sui valori dell’anno precedente, in
controtendenza rispetto all’andamento complessivo di tutte le merci esportate
(-0,1%).
L’import nel 2° e nel
3° trimestre 2013 è aumentato in termini tendenziali rispettivamente del
4,8% e del 10,3%. Nel 4° trimestre 2013 si registra un incremento dell’import
del 6,9%. Il 2013 registra un valore dell’import pari a 11,1 mld di € (+4,2%
rispetto ad un anno fa). Anche l’andamento dell’import del comparto è in
controtendenza rispetto all’andamento complessivo di tutte le importazioni, che
invece continua a calare (-5,5% sul 2012).
Il saldo a fine settembre è positivo per 8,168 mld di euro,
superiore del 7,7% rispetto a quello del 2012 (7,58 mld).
Nel cumulato 2013 l'Europa pesa per il 77,5% sul valore
dell'export del settore con 14,93 mld di euro (+5,7%) e un saldo attivo di 6,1
mld. L’UE15 pesa invece per il
55% (in recupero del
4,1% il valore delle esportazioni) e l’UE13 dei nuovi paesi membri per il 13,2%
( +1,1% il valore esportato rispetto ad un anno fa), gli altri paesi europei
incidono per circa il 8,1% (Turchia 4,2%, Russia 1,3%) con una crescita del
30,9% rispetto all’export all’anno 2012, grazie a Russia, Serbia, Turchia. I
Paesi Efta incidono per l’1,1% sul totale export.
La classifica
dell'export per paesi di destinazione vede al 1° posto la Germania con 3,99 mld
di euro e una quota del 21% sul totale; seguono Francia (11% di quota),
Spagna (7%), UK (6,9%), Polonia (6,6%); complessivamente i primi 5 paesi della
classifica rappresentano il 52,2% di tutto l’export; al 6°, 7° e 8° posto si piazzano rispettivamente
Stati Uniti (6,2%), Turchia (4,2%), Brasile (4%), infine Austria (2,6%) e
Belgio (2,4%). L'area Nafta totalizza esportazioni per 1,53 mld di euro, in
crescita del 12,7% e un saldo attivo di 1,11 mld. L'Italia esporta verso l'area
Mercosur componenti per 901 mln di euro (+12,5%) e un saldo attivo di 776 mln. Il primo mercato
asiatico è la Cina (337 mln di euro,
+17,3% rispetto a gennaio-dicembre 2012
e un saldo negativo di 490 mln), seguono Giappone (207mln di euro, -16%,
con un saldo negativo di 20mln), India (183 mln di euro, -9,5%), Corea del Sud
(161 mln di euro, -10,6, ma un saldo attivo di 42 mln di euro). Nei paesi
definiti ASEAN (Malesia, Indonesia, Vietnam, Cambogia, Singapore, Tailandia,
Filippine, Bruma, Brunei, Laos) le esportazioni di componenti “made in Italy”
arrivano a 137mln di euro.
La suddivisione dei componenti in macroclassi, vede il
comparto delle parti meccaniche (incluso accessori, vetri) totalizzare il 67%
del valore dell'export con 12,87 mld di euro e un saldo attivo di 7,17 mld.
Segue il comparto dei motori per un valore 3,66 mld di euro, che pesa per il
19% sul totale e un saldo attivo di 1,36 miliardi di euro.
Il valore delle
importazioni di componenti per autoveicoli è stato di 11,1 mld di euro, in
aumento del 4,2%. L'Europa pesa per il 79,6% sul valore totale delle
importazioni di componenti con 8,83 mld di euro (+3,4%). La classifica
dell'import per paesi di origine vede al 1° posto Germania 2,9 mld di euro e
una quota del 26,1% sul totale, seguono Francia (13,4% di quota), Polonia
(8,9%), che complessivamente rappresentano il 48,4% dell’import. Seguono Cina
(7,4%), Spagna (4,6%), Turchia (4,2%) e Repubblica Ceca (3,2%).
Il comparto dei
motori pesa per il 21% del valore complessivo import; pneumatici per il
15,7%, componenti elettrici per l’11,2%. Le parti meccaniche pesano per il
51,3% sulle importazioni.
Le esportazioni del settore pesano per il 4,9% di tutto
l’export, mentre le importazioni per il 3,1% circa, quote che salgono
rispettivamente al 5,2% e al 3,9% se si esclude dal totale dei flussi il
comparto energia.
MERCATO E PRODUZIONE
DOMESTICI DI AUTOVEICOLI - CONSUNTIVI 2013
Mercato Italia
Nel 2013 il mercato degli autoveicoli, con oltre 1,42
milioni di unità, ha registrato un calo
complessivo del 7,4%, che risultava già in calo del 21% sul 2011.
Autovetture
Dal 2007, anno record delle vendite con circa 2,5 milioni di
vetture nuove, in avanti, il mercato ha subìto una costante contrazione dei
volumi, fino ad arrivare a 1,3 milioni di registrazioni nel 2013 (sui livelli
di 30 anni fa). Rispetto al 2007, la perdita ammonta a circa 1,2 mln vetture
(-48%), con riflessi pesantissimi sulla produzione industriale e
sull’occupazione. Escludendo le vendite record del 2007, la media delle vetture
immatricolate nel triennio 2008-2010 è stata di 2,09 milioni di unità, ben
lontana dal volume medio conseguito nel triennio successivo 2011-2013, pari a
1,48 milioni di unità. Nel 2013 il Gruppo Fiat-Chrysler detiene il 28,7% del mercato,
seguita dal Gruppo VW con il 13,5% e il Gruppo PSA con il 9,2%.
L’aumento dei prezzi
dei carburanti e il calo generalizzato dei consumi, incluso quelli di
benzina e gasolio, hanno spinto gli acquirenti verso modelli ad alimentazione
alternativa, le cui vendite sono passate dal 5,6% di quota del 2011 al 15,3%
del 2013, in crescita del 5,8% rispetto al 2012 con oltre 199 mila vetture. In
particolare le vetture a GPL e a metano hanno conquistato rispettivamente l’8,9
e il 5,2% del mercato.
I segmenti che
perdono di meno nel 2013 sono i segmenti A, B e C, che perdono complessivamente
l’8% e pesano sul totale mercato per il 61,8% (era il 62,5% nel
2012 e il 62,9% nel 2011). L’alto di gamma (Superiori,
Lusso, Sportive, SUV Grandi, Monovolumi Grandi) totalizza nell’anno appena
concluso poco più di 39 mila auto vendute, in calo del 23% sul 2012, che già
registrava una perdita del 32% circa sul 2011. A questa pesante contrazione, ha
contribuito l’introduzione del superbollo, che ha penalizzato le vendite dei
modelli con potenza superiore a 185 KW, soggetti alla sovrattassa. Infine le vendite
dei cosiddetti combi, veicoli che nascono come veicoli commerciali ma sono
immatricolati come autovetture, hanno raggiunto volumi allineati con l’anno
precedente (-2,3% la flessione).
Negli anni 2000-2002
sono state immatricolate in Italia oltre 7,1 milioni di auto, si tratta di
vetture che hanno ormai 11-13 anni di vita e che potrebbero essere sostituite.
E’ probabile che già a partire dal 2014 la necessità di rinnovamento di un
parco circolante ormai tra i più vecchi in Europa, spinga ad una graduale anche
se lenta ripresa delle vendite.
Il tasso di
sostituzione delle vetture in Italia, infatti, è passato dal 6,3% del 2007 al
3,8% del 2013 e se nel 2005 le auto circolanti con più di 10 anni erano il
34,5% del parco, nel 2012 sono salite al 44,4%. L’auspicata ripresa economica e
una riforma del lavoro che favoriscano reddito e occupazione, aiuterebbero
senz’altro anche il rinnovo del parco, considerando anche che il trasporto pubblico locale non è in
grado di rispondere, in modo adeguato e in tutto il Paese, alla costante e
crescente domanda di mobilità.
Veicoli commerciali,
industriali e autobus
La crisi globale del 2008-2009 ha profondamente colpito il
comparto del trasporto merci in Italia. Secondo i dati pubblicati da Eurostat,
i volumi di merci trasportate (escluso
mare e aereo) in miliardi di tkm nel 2011 sono scesi del 16% sul 2010, mentre
in UE27 la variazione media negativa è stata solo dello 0,1%. L’Italia, dopo la
Grecia, è il paese che ha subìto il calo più consistente dei volumi di merci
trasportate (-16%), tendenza confermata anche per l’anno 2012, secondo i dati
stimati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Secondo la modalità
di trasporto, la contrazione maggiore ha riguardato il trasporto su strada
(effettuato dai veicoli con portata superiore a 3,5 t) pari a -18,7% (in UE27:
-1,2%), seguita dal trasporto attraverso gli oledotti -9,9%. In crescita invece
il trasporto su ferrovia, che registra un recupero del 6,5% sul 2010.
L’osservazione dei dati conferma l’assoluta prevalenza del trasporto merci su
strada, che nel 2011 assorbe l’82,7% delle tonnellate-km di merce
trasportate. Il trasporto sulle brevi e
medie distanze, che è grosso modo quello al di sotto dei 300 km, riguarda il 91%
delle merci, pertanto continuerà ad essere effettuato in larga misura con
autocarri. Più della metà di tutte le merci transita sulla rete stradale con
distanze inferiori a 50 km (54%) e i ? con distanze inferiori a 150 km
(77%). C’è una stretta correlazione
quindi tra i trend delle immatricolazioni
di autocarri e i volumi trasportati su
strada misurati in mld di tkm.
Nel 2013 il mercato
dei veicoli commerciali fino a 3500 kg di ptt ha registrato oltre 101 mila
nuove immatricolazioni, con un ulteriore calo del 12,5% sul 2012. Le marche
nazionali rappresentano oltre il 47% di tutto il mercato e registrano un calo
in linea con quello del mercato complessivo.
Nel 2013 le
immatricolazioni di autocarri medi-pesanti hanno riguardato circa 12.600
autocarri, in calo dell’8,3%. Gli autocarri con ptt uguale o superiore a
16t venduti nell’anno appena trascorso sono stati oltre 9.600 (-3%). Infine,
sono stati immatricolati 6.224 trattori stradali per semirimorchio, in crescita
del 5,8% rispetto al 2012. Iveco mantiene la leadership del mercato di veicoli
industriali con ptt >3,5 t. Sui camion, la nuova normativa europea sulle
emissioni Euro VI, entrata in vigore nel 2013 per le omologazioni, dal 1°
gennaio 2014 è operante per le immatricolazioni (con più di un anno di anticipo
rispetto alle automobili). Per tutto il 2013, i Costruttori hanno potuto
produrre e vendere i modelli omologati prima del 31.12.2012 (purché Euro V o
EEV). Dal 1° gennaio 2014, invece, si potranno produrre e vendere solo camion
Euro VI e gli Euro V/ EEV, prodotti entro il 31.12.2013, per i quali è stata ottenuta una deroga di
fine serie dal Ministero dei Trasporti. La ripresa del mercato nel 4° trimestre
2013, quindi, è stata influenzata dall’entrata in vigore della normativa, che
ha causato un aumento della domanda di autocarri Euro V o EEV. In leggero recupero il mercato
autobus, che sole 2.375 immatricolazioni, cresce dell’11,5% sul 2012, che aveva
registrato un calo del 30% sul 2011. La legge di stabilità 2014 all'art. 1
comma 83 per favorire il rinnovo dei parchi automobilistici e ferroviari
destinati al TPL, ha stanziato sul Fondo per gli investimenti destinato
all'acquisto di veicoli adibiti a tali servizi (istituito presso il MIT), 300
M€ per l'anno 2014 e 100 M€ per gli anni 2015 e 2016. I suddetti fondi dovranno essere ripartiti
tra le Regioni entro il 30 Giugno, seguendo presumibilmente criteri di Vetusta
del parco regionale, Spesa storica in investimento materiale rotabile e
congruenza con le effettive esigenze di domanda di trasporto. ANFIA sta
spingendo, visto il grave stato di crisi di crisi industriale, di mercato e di
vetustà del parco autobus", affinché i fondi siano destinati tutti al
rinnovo del parco su gomma.
Produzione Italia
I volumi produttivi domestici di autoveicoli sono in calo costante dall’anno 2000, la crisi economica e il conseguente calo dei
consumi, in particolare di beni durevoli quali le automobili, sia in Italia che
in Europa, ne ha accentuato la contrazione a partire dal 2008. Nel 2013
complessivamente sono stati prodotti 658.207 autoveicoli, con un calo contenuto
al 2%.
La produzione di autovetture nel
2013, con 396.817
unità, ha registrato un calo
medio annuo del 2,1%, ma il quarto
trimestre 2013 finalmente ha registrato un segno positivo: +12% sullo stesso trimestre 2012.
La produzione di Maserati è passata da 6.200 unità del 2012 a circa 19.200 del
2013 e il brand Fiat ha recuperato il 5% in più rispetto all’anno precedente.
In calo i volumi produttivi degli altri marchi nazionali. L’export ha
riguardato oltre 174 mila autovetture (-14% sul 2011), pari al 44% della
produzione domestica.
Per quanto riguarda
i veicoli commerciali leggeri, nel 2013
la produzione con 236.040 unità ha subìto una flessione del 2,1%, mentre
l’export, con circa 195mila unità, ha registrato un calo del 3,5% rispetto ai volumi dell’anno precedente e una quota
dell’83% sul totale prodotto.
Sugli stessi livelli dell’anno precedente, la produzione di autocarri, che
nel 2013 ha totalizzato circa 33.300 unità. L’export di autocarri prodotti in Italia risulta in calo del 6,2%, con
28.400 unità.
La produzione
domestica di autobus ormai è ridotta ai minimi termini. La contrazione del
mercato domestico di autobus, fortemente penalizzato dalla scarsità di fondi
pubblici a sostegno del trasporto pubblico locale per l’ampliamento e il
rinnovo delle flotte di autobus urbani, ha causato una pesantissima crisi del
settore, fino alla chiusura dello stabilimento di Iveco a Valle Ufita. Solo un
piano pluriennale di azioni e investimenti può garantire un trasporto pubblico
locale efficiente e sicuro, in grado di salvaguardare quanto rimasto del
settore industriale e garantire la crescente domanda di trasporto collettivo.
A inizio 2014 Fiat S.p.A. ha completato acquisizione della
restante quota del capitale di Chrysler Group LLC detenuta dal VEBA Trust. il
Consiglio di Amministrazione di Fiat S.p.A. ha approvato una riorganizzazione
societaria e la costituzione di Fiat Chrysler Automobiles (“FCA”), un
costruttore di automobili integrato e globale.
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