Per anni furgoni e vetture di associazioni di volontariato, sportive e socio-assistenziali hanno viaggiato nelle città ricoperti di pubblicità di aziende sponsor. Una pratica considerata una forma di autofinanziamento, ma che – secondo l’associazione bolognese Protetti Insieme ETS – viola apertamente l’art. 23 del Codice della Strada e il relativo regolamento (DPR 495/1992), che vietano scritte e insegne pubblicitarie luminose sui veicoli, salvo eccezioni per autobus, taxi, NCC o la sola promozione della propria attività.
Nonostante una circolare del Ministero dell’Interno del 3 febbraio 2020, centinaia di mezzi continuano a circolare. Solo in Emilia-Romagna, stima Protetti Insieme, sono coinvolti 43 Comuni fra Reggio Emilia, Bologna e Modena. A livello nazionale si contano almeno 800 veicoli, soprattutto in Triveneto, Lazio, Toscana, Lombardia e persino nella Repubblica di San Marino. Per le società che raccolgono la pubblicità si tratterebbe di affari milionari: fino a 100.000 euro ogni due anni per ciascun mezzo.
«Molte associazioni – spiega Protetti Insieme – ignorano di violare la legge. Ma i rischi sono pesanti: sanzioni, fermo del veicolo e persino il ritiro immediato per nullità del contratto di comodato». Oltre al profilo stradale, l’associazione segnala anche un danno per il Terzo Settore, perché l’uso dei mezzi a fini pubblicitari comporterebbe il mancato pagamento dell’imposta comunale sulla pubblicità e un utilizzo improprio di agevolazioni destinate a finalità sociali.
Non solo: Protetti Insieme ha presentato un esposto all’AGCOM denunciando concorrenza sleale rispetto a editori e concessionarie che operano sul mercato secondo le regole. Il costituzionalista Vittorio Angiolini, ordinario all’Università di Milano, ha fornito un parere tecnico che rafforza la posizione dell’associazione.
«Le aziende che hanno pagato pubblicità su questi mezzi possono contestare la nullità dei contratti e chiedere la restituzione delle somme – aggiunge Protetti Insieme – destinandole direttamente alle associazioni per l’acquisto regolare dei veicoli, mantenendo anche i benefici fiscali».
La battaglia è appena iniziata, ma il messaggio è chiaro: la solidarietà non può viaggiare fuori dalle regole.



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