Angelo Sticchi
Damiani (ACI): “Progetti e iniziative per la sicurezza stradale danno
sempre buoni frutti ma nessuno può gioirne: 3.653 croci misurano ancora il
fabbisogno di formazione per i conducenti e l’inadeguatezza delle strade
italiane”.
Antonio Golini
(Istat): “E’ necessaria l’adozione di una definizione univoca e
internazionalmente riconosciuta di lesione grave. L’Italia sta procedendo ad
una sperimentazione con il contributo dell’Istat”
Diminuiscono gli incidenti stradali in Italia. E’ quanto
emerge dall’ultimo Rapporto ACI-ISTAT, secondo cui nel 2012 sono stati
registrati 186.726 sinistri con lesioni a persone (-9,2% rispetto all’anno
precedente), che hanno causato 3.653 morti (-5,4%) e 264.716 feriti (-9.3%).
Ogni giorno sulle nostre strade si verificano 512 incidenti con 10 morti e 725
feriti. L’Italia conta più di 60 morti per incidente ogni milione di abitanti,
mentre la media europea è 55.
Anche se gli incidenti più gravi avvengono sulla rete
extraurbana, il pericolo corre in città. Malgrado un calo complessivo del 10%
di sinistri e decessi, sulle strade urbane si conta il 75% degli incidenti con
il 42% delle vittime e il 72% dei feriti. Venezia e Napoli le città dove i
sinistri hanno conseguenze più gravi con 1,5 morti ogni 100 incidenti (la media
nei grandi comuni è di 0,8 e Milano, Genova e Bari segnano appena 0,5).
Il weekend si conferma il periodo più a rischio.
Nelle notti di venerdì e sabato si concentra il
42% dei sinistri e delle vittime complessive delle ore notturne. Nell’arco
della settimana il picco degli incidenti si verifica tra le ore 18 e le 19, in
corrispondenza del rientro a casa dagli uffici.
La distrazione è la prima causa di incidente (16,6%),
seguita dalla mancata osservanza della segnaletica (16,2%) e dalla velocità
elevata (11,2%). Tra i giovani 20-24enni si conta il maggior numero di morti e
feriti, ma è tra gli ultraottantenni l’aumento più elevato dei decessi:
+14% rispetto al 2011 per gli 80-84enni e addirittura +25% per gli 85-89enni.
Aumentano le vittime tra i ciclisti (+2,5%) e calano tra i pedoni (-4,4%).
“Questi numeri dimostrano che i progetti e le iniziative per
la sicurezza stradale danno sempre buoni frutti – dichiara il presidente
dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – ma nessuno può gioirne,
perché 3.653 croci misurano ancora il fabbisogno di formazione per i conducenti
e l’inadeguatezza delle nostre strade. Soprattutto in città bisogna fare di più,
ma se il 95% degli incidenti è imputabile al comportamento scorretto degli
utenti della strada, continueremo a pagare con il sangue la domanda di mobilità
del Paese finché non si attuerà una riforma del sistema educativo dei
conducenti: serve un percorso di formazione continua che parta dalle scuole, si
consolidi nelle autoscuole e si aggiorni periodicamente con i corsi di guida
sicura, prevedendo abilitazioni progressive per auto più potenti”.
“Con la nuova decade di iniziative per la Sicurezza Stradale
2011-2020 – afferma il presidente dell’Istat, Antonio Golini - l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha
lanciato la sfida di dimezzare ulteriormente il numero delle vittime sulle
strade e ha posto l’obiettivo di diminuire, entro il 2020, il numero dei feriti
con lesioni gravi e invalidanti a seguito di incidenti stradali. Per questa
finalità è necessaria l’adozione di una definizione univoca e
internazionalmente riconosciuta di lesione grave. La Commissione Europea,
sentiti i Paesi Membri, ha proposto una metodologia standard basata
sull’utilizzo di classificazioni internazionali e di dati sanitari. L’Italia
sta procedendo ad una sperimentazione con il contributo dell’Istat, del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, del Ministero della Salute”.
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