Rémi Taffin,
Direttore Prestazioni di Pista di Renault Sport F1, commenta il circuito di
Buddh e l’impegno di Renault in
vista del GP d’India.
Il circuito di Buddh è uno dei più interessanti per i
motoristi in quanto riunisce all’interno del medesimo tracciato diverse sfide
ben distinte. Ci sono momenti di massima accelerazione, come sul rettilineo di
ritorno, che richiedono una notevole potenza massima, ma ci sono anche tratti
più tecnici, come la curva 1 o l’ultima porzione. Inoltre, ci sono diverse
curve in cui occorre fornire una coppia sostenuta ai regimi medi. È sempre
difficile trovare un buon compromesso tra l’esigenza di potenza e l’agilità a
regimi bassi e medi.
Vanno presi in considerazione anche fattori esterni: la superficie della pista è generalmente molto scivolosa all’inizio del weekend. Nonostante venga pulita al termine di una sessione, nel corso della notte si ricopre di polvere proveniente dai campi circostanti. Per aumentare la tenuta, possiamo dare al pilota sequenze di coppia meno aggressive, anche se prendendo la curva a una velocità inferiore l’auto perde un po’ di mordente all’uscita. In questo modo, riusciamo anche a limitare l’usura degli pneumatici.
Non vediamo l’ora di andare in India. Nelle ultime due corse
abbiamo registrato un’incredibile serie di successi, conquistando la nostra duecentonovesima pole position – un
record per i motoristi di F1 – e due podi consecutivi per la prima volta dal
1996. Ora siamo concentrati sul presente e sul fatto che abbiamo ancora due
titoli da vincere e quattro Gran premi da correre. Faremo il possibile per
aiutare i nostri partner a realizzare i loro obiettivi nei due campionati.
Statistiche del
circuito di Buddh
Lunghezza (km): 5,125
Velocità media (km/h): 204
Velocità massima (km/h): 314
% di giro alla massima accelerazione: 65
Consumo di carburante per giro (kg): 2,35
Consumo di carburante (l/100 km): 66
Autodromo di Buddh:
tre tratti nel dettaglio
Curva 1
Dopo il rettilineo della partenza, il tracciato prosegue in
pendenza verso la curva 1 prima di risalire verso la 3. Questo dislivello
produce una potente forza in senso verticale che spinge il pilota e l’auto
verso il suolo. Anche i fluidi sono spinti contro il fondo dei serbatoi e il
loro prelievo può essere difficoltoso.
Rettilineo di ritorno
(tra le curve 3 e 4)
Il circuito di Buddh è composto da tre rettilinei: quello di
fronte ai box, quello che collega le curve 3 e 4 e quello che conduce il
tracciato fino alla curva 5. La seconda curva da 1200 metri è la più lunga. Il
motore funziona alla massima accelerazione per oltre 15 secondi. È interessante
notare che questo rettilineo comincia con una discesa e risale nella seconda
metà. Tale conformazione influisce sulla scelta delle marce, che devono essere
selezionate tenendo conto del rilievo.
Curve 10 e 11
La seconda parte del circuito è molto più sinuosa, spostando
l’enfasi dalla potenza allo stato puro all’agilità. Le curve 10 e 11, che
insieme formano un profilo simile a quello della Spoon Curve del circuito di
Suzuka, sono particolarmente impegnative.
I piloti devono giocare con il pedale dell’acceleratore per
un periodo piuttosto prolungato per portare l’auto al limite. Anche i sistemi
di lubrificazione e alimentazione vengono portati al limite sotto l’effetto
della forza centrifuga.
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