Che cosa vuol dire quotare le emissioni di anidride
carbonica? E tassare la CO2 prodotta è un metodo efficace? Ecco come si
comportano i governi nei vari Paesi.
Se le emissioni di CO2 avessero un costo, molte attività
diventerebbero più care: viaggiare, riscaldare gli edifici, ma anche mangiare.
Proprio questa è una delle idee considerate più rapide ed efficienti per
proteggere l'ambiente. Con l’Accordo sul Clima di Parigi, la comunità
internazionale si è impegnata a contenere il riscaldamento globale entro i 2
gradi Celsius, idealmente entro 1,5 °C. E, secondo gli esperti, fissare un
prezzo globale per le emissioni di CO2 sarebbe un ottimo strumento per
raggiungere l’obiettivo.
Il valore della CO2
Il principio è semplice: assegnare un valore a una
tonnellata di CO2, per esempio 30 Euro. Non importa se viene prodotta in
un'azienda, in un appartamento, nel traffico o nei campi: il valore rimane
quello. Ovviamente, seguendo questo concetto, tutti i combustibili fossili
diventerebbero più costosi. In Europa esiste già un modello del genere, si
chiama “Sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE” (in inglese,
Emissions Trading System, EU ETS) e riguarda solamente il comparto energetico e
alcuni stabilimenti del settore industriale. Questi devono certificare ogni
tonnellata di anidride carbonica prodotta, che ha un valore attuale di 25,84
Euro.
Le discussioni sull’argomento sono molte, e alcuni Paesi
hanno già introdotto varie versioni del cosiddetto carbon pricing. Vediamo
alcuni esempi.
Svizzera
Oltre al sistema per lo scambio delle quote di emissioni a
livello nazionale, dal 2008 in Svizzera c'è una tassa di incentivazione che
riguarda l'olio combustibile, il metano e il carbone. All'inizio ogni
tonnellata di CO? valeva circa 8 Euro, mentre oggi si è saliti fino a circa 86.
I due terzi delle tasse riscosse con questo metodo tornano alla cittadinanza
attraverso il sistema di assicurazione sanitaria, che riconosce la stessa somma
a ogni assicurato. La somma rimanente è utilizzata per incentivare la
ristrutturazione efficiente degli edifici.
Svezia
In Svezia le tasse sulla CO2 sono state introdotte nel 1991,
nell'ambito di una riforma del sistema fiscale. È stata la prima Nazione ad
applicare una tassazione ai combustibili fossili, all’energia e alla produzione
industriale. Gli anni seguenti hanno visto una diminuzione delle emissioni e
una crescita dell'economia. In principio la “carbon tax” era pari a 24 Euro per
tonnellata di CO?, mentre oggi è arrivata a 114 Euro, il prezzo più alto al
mondo. Grazie a queste misure, la Svezia è sulla buona strada per raggiungere
l'obiettivo di essere carbon neutral entro il 2045.
Francia
I francesi tassano le emissioni di CO2 in base ai guadagni e
secondo la Banca Mondiale hanno il sistema più completo. Al momento
dell’introduzione, nel 2014, il cosiddetto “contributo sul clima” valeva 7
Euro per ogni tonnellata di CO?; oggi il costo è salito fino a 44,60 Euro.
Considerando che la Francia produce molta più energia con il nucleare che con
il carbone, il suo costo è solo di poco più alto e le tasse non hanno un grande
impatto sui trasporti. L'ultimo piano di aumenti è stato annullato dopo le
violente proteste del movimento dei gilet gialli, ma con le entrate derivate
dall’attuale tassazione il governo francese sostiene l’espansione delle fonti
di energia rinnovabile. Nelle scorse settimane, inoltre, è stata annunciata
l’intenzione di introdurre una tassa ambientale sui biglietti aerei, che andrà
da 1,50 Euro per ogni volo in Europa in classe economica a 18 Euro per voli
intercontinentali in business class.
Regno Unito
Il Carbon Price Floor (CPF) è stato introdotto nel 2013 nel
Regno Unito e si è andato a sommare al sistema europeo per lo scambio delle
quote (EU ETS) con un sovrapprezzo minimo per la CO2 che comunque ha superato
quello medio stabilito dalla Comunità Europea. Per salvaguardare la
competitività delle industrie ad alta intensità energetica, nel 2015 questo
valore è stato fissato a circa 20 Euro, e rimarrà tale fino al 2020. Nonostante
si tratti di un prezzo piuttosto basso rispetto a quello di altri Paesi, alcune
centrali a carbone hanno chiuso e sono state sostituite con impianti a gas.
Germania
Qui le emissioni annue pro capite di CO2 ammontano a 9,6
tonnellate - il doppio rispetto alla media internazionale. Nel pacchetto sul
clima dell'UE, la Germania si era impegnata a ridurre le emissioni di gas serra
di almeno il 40% rispetto al 1990 entro il 2020. L’obiettivo non sarà
raggiunto, la riduzione delle emissioni di CO2 attraverso il sistema di scambio
delle quote (EU ETS) non è riuscita. Si pensa quindi di integrarlo con un
prezzo minimo nazionale per la CO2, sul modello del Regno Unito.
USA
La California è stato il primo stato USA ad attivare, nel
2013, un piano per lo scambio delle quote di emissione di CO2 e il suo ETS
(Emissions Trading System) è il secondo al mondo per volumi, dopo quello
dell'Europa. Anche in questo caso le emissioni vengono certificate e
l'obiettivo di tornare ai valori di anidride carbonica del 1990, inizialmente
fissato per il 2020, è stato raggiunto già nel 2016. All'inizio una tonnellata
di CO2 valeva meno di 8 Euro, una cifra che nel 2018 è salita a 13 Euro. Il
programma di scambio copre circa l'80% delle emissioni di gas serra in
California, mentre l'omologo europeo arriva al 45%.
Cina
La Cina produce più di un quarto delle emissioni globali di
CO2 e ha presentato il proprio sistema nazionale di scambio delle quote alla
fine del 2017, per attivarlo nel 2020. Inizialmente riguarderà solo le centrali
elettriche che producono più di 26.000 tonnellate di CO2 all'anno: si tratta di
circa 1.700 stabilimenti, responsabili di quasi il 30% delle emissioni di tutta
la Cina. Nel primo periodo di attivazione del sistema di scambio, i certificati
saranno gratuiti. Per individuare la formula giusta per gli scambi, dal 2013
sono stati attivati progetti pilota - con profili diversi - in 7 città, che
almeno in una fase iniziale continueranno ad essere effettivi parallelamente al
piano nazionale. Pur coinvolgendo esclusivamente il settore energetico, il
sistema di scambio cinese sarà il più ampio al mondo.
Fonte Volkswagen AG
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