Convegno METEF, ANFIA – Associazione Nazionale Filiera
Industria Automobilistica, ASSOFOND – Federazione Nazionale Fonderie - Moderato
dal giornalista del Sole 24 Ore Luca
Orlando, si è svolto oggi il convegno “Business
globale: la strada che porta al domani”, che ha coinvolto, a livello
associativo, ANFIA, ASSOFOND, AMAFOND e
ASSOMET, rispettivamente presenti con Aurelio Nervo, Roberto Ariotti,
Francesco Savelli e Mario Bertoli. A loro si sono aggiunti i contributi di
Andrea Marinoni (partner Roland Berger Strategy consultant) e Francesco
Rondinelli (CNH).
Luca Orlando, aprendo l’intensa mattinata del meeting, ha
evidenziato come, dall’osservatorio del Sole 24 Ore, si assiste a una serie
“confusa e per certi aspetti contraddittoria” di segnali positivi, non omogenei
ma presenti, che indicano una situazione “complessa” che richiederebbe, secondo
Orlando, “una ripartenza del mercato interno come segnale di stabilità e di
crescita per le aziende”.
È poi toccato ai rappresentanti delle singole realtà
associative la presentazione dello “stato dell’arte” dei settori rappresentati
a questa edizione di METEF. Il primo intervento di Aurelio Nervo, che ha
sottolineato come, a fronte di un tracollo dell’industria automobilistica
italiana, con punte negative del 60% nel settore auto e del
26% nel comparto dei veicoli industriali registrate nel 2013
rispetto al 2007, la componentistica italiana abbia limitato le perdite solo
del 15%, dimostrando una forte capacità di differenziazione e di penetrazione
sui mercati internazionali. Con un saldo commerciale di 8 miliardi di euro, la
componentistica italiana ha iniziato il
2014 con un fatturato in linea con l’anno precedente, ma con
prospettive di miglioramento che dovrebbero ora essere sostenute dalla ripresa
del mercato interno. Fra gli obiettivi di ANFIA, il prosieguo di un confronto
con il nuovo governo sui temi della competitività, attraverso la consulta
Automotive, ulteriori iniziative del consorzio ANFIA-AUTOMOTIVE per la
promozione dell’area R&D, lo sviluppo di attività di formazione (essenziali
per sviluppare l’imprescindibile capitale umano), e una intensa attività in
internazionalizzazione con il sostegno diretto alle aziende.
Roberto Ariotti ha poi presentato un “fermo immagine” su
ASSOFOND, una realtà che “pesa” con 6,5 miliardi di euro di fatturato, 324
fonderie che coprono tutte le tipologie di metalli, oltre 1.000 aziende, una
quota export del 50% e, anche in questo caso, un saldo positivo della bilancia
commerciale di 400 milioni. Viene anche in questo comparto confermato un inizio
dell’anno tutto sommato positivo, con punte (in volumi) del 10% per la ghisa e
del 3% per la produzione di acciaio.
Francesco Savelli ha confermato questo trend positivo anche
per le realtà rappresentate da AMAFOND, segnalando un +15% nel fatturato
complessivo (con previsioni 2014 di 1320 milioni di euro, di cui 1.000
dall’export, in crescita dell’11%). Un centinaio le aziende che formano il
contesto dell’associazione, fortemente internazionalizzate, con una media
export del 70% e con punte che arrivano al 100%.
Per Mario Bertoli i segnali positivi “ci sono, seppur
contrastanti e ondivaghi”; in ambito ASSOMET, la crisi ha colpito duramente,
con 500 aziende che sono state costrette a chiudere, in particolare quelle più
legate al settore dell’edilizia. L’export – dichiara Bertoli – “ci ha tenuto,
nel complesso, a galla, ma non basta, ora serve che il mercato interno riprenda
una fase di positività” e, per agganciare anche in Italia un vento di ripresa,
occorrerebbero alcuni decisi cambiamenti: nella pressione fiscale, che ormai ha
raggiunto livelli insostenibili per le aziende, sul costo dell’energia
elettrica che aggiunge handicap competitivi e, quasi pleonasticamente, sul
fronte della burocrazia, che deve essere riportata a livelli molto più
“sopportabili”.
Nel suo intervento, Andrea Marinoni ha affrontato il tema
della sfida posta dalle trasformazioni dell’automotive. In questo settore, a
parere di Marinoni, si stanno verificando significativi e importanti
cambiamenti, a partire dalle acquisizioni e dalle fusioni che stanno
letteralmente rivoluzionando la filiera. In questo contesto, sempre più
globale, la Cina è stata il motore di sviluppo dei settori collegati alle
fonderie e questo “varrà anche per il prossimo futuro”, anche a fronte di una
crescita del mercato cinese non più quantificabile a due cifre. Saranno dunque
i Paesi emergenti uno dei prossimi traini dell’automotive, già ora, comunque,
una filiera di sbocco per l’insieme della fonderia italiana (con il 50% dei
getti non ferrosi e il 30% dei ferrosi). Secondo Marinoni, se la situazione in
Russia è “politicamente incerta”, se il Brasile “è volatile”, se in India “la
ripresa c’è e non c’è”, se dalla Cina arrivano “pochi profitti” occorre
guardare a nuovi mercati, e in particolare a Paesi come la Turchia,
l’Argentina, il Sud Africa, la Malesia. Infine, Marinoni ha introdotto alcuni
degli step che le aziende del settore dovrebbero tenere in considerazione,
partendo dal dato di fatto che il 93% delle aziende italiane sono di piccole
dimensioni e questo, “anche in presenza di una buona produttività”, non è
comunque un segnale positivo; “occorre crescere”, anche per avere un buon
margine operativo lordo; occorre presidiare, ancora di più, le nicchie di
fascia alta, favorire un ricambio generazione, introducendo in aziende nuove
professionalità; e, infine, occorre investire sempre più in R&S. il tutto,
ha concluso Marinoni, in un’ottica di “crescita dimensionale”.
Al termine delle presentazioni, una breve tavola rotonda ha
toccato alcuni dei temi affrontati nel meeting; da segnalare la presenza di
Paolo Pozzi (Agrati), che nel suo intervento ha messo l’accento sull’importanza
della ricerca & sviluppo, portando l’esempio della Agrati, che investe
oltre il 3% l’anno del suo fatturato in attività di R&S,con un centinaio di
addetti impiegati in questa attività. Aurelio Nervo ha evidenziato come “la
filiera della componentistica si è saputa imporre sui mercati internazionali
anche grazie alle sue capacità innovative. Guardando al
futuro – ha
continuato Nervo – è però
fondamentale che continuino
gli investimenti in innovazione, soprattutto per le PMI, per
poter stare al passo con la concorrenza sempre più globale. Per questo le PMI
devono poter contare su reti pubblico-private che consentano di fare massa
critica e di avere una forza di investimento adeguata. Infine – ha concluso Nervo
– anche a livello pubblico va invertita la rotta che ha portato, negli ultimi
20 anni, a una riduzione degli investimenti su ricerca e università”.

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